Articoli nella categoria Pensieri Situazionisti

Underground che spinge…

Underground che spinge…

ma in realta’ cosa cazzo spinge?

“Penso che il disagio venga anche da una reazione alla cultura popolare dominante che si inserisce costantemente nelle nostre gole, che è introdotta forzatamente nelle persone tramite la televisione, la radio, i mass media etc. Penso che questo porti benzina sul fuoco e mantenga a livelli alti il disagio e l’aggressività del mondo.” Mark Newlands – Fondatore della Bloody Fist Records

Troppo spesso si sente parlare di “underground” associando questo termine a cose che di fatto con l’underground non hanno nulla a cui spartire.

Basta pensare ai concerti “punk”, “rap”, “reggae” o di musica “elettronica” che vanno tanto di moda dalle nostre parti. Eventi questi, a volte furbamente organizzati e promossi dalla Città di Lugano con lo scopo di assorbire in un contesto legalizzato ed entro certi parametri (business, controllo, sicurezza, consumismo, impossibilità di esprimersi liberamente,…) tutta la rabbia e il disagio verso questo mondo di chi si avvicina alle sottoculture underground.

Oppure si tratta semplicemente di eventi organizzati da gruppi di ragazzi che vedono in questi generi musicali un modo per mercificare una sottocultura con lo scopo di farsi due soldi e due amici, chiaramente evitando rotture di cazzo con lo Stato e la Società.

Cosa resta quindi di underground in questi tipi di eventi?

Lo sballo del sabato sera? Qualche piercing o tatuaggio?

Qualche volta vestiti eccentrici e gratitudine per coloro che ci permettono di divertirci, sempre senza disturbare troppo, durante il weekend?

Tutto questo non è underground!!!

L’underground secondo noi è una visione altra della cultura dominante e un insieme di pratiche in contrapposizione ad essa.

Underground è un attitudine di vita che prende a schiaffi la cultura dominante, sovvertendola.

Una rete sviluppata in modo informale che non rientra nei parametri imposti dalla società e si basa su uno stile di vita diverso a 360° da quello che ci viene proposto.

Uno stile di vita in cui nessun programma istituzionale o sociale può inserirsi, uno stile di vita che ci inventiamo noi seguendo i nostri desideri e le nostre aspirazioni.

Una vita essenzialmente libera dal controllo, libera dal business, libera dai mass media e la falsa informazione, libera da ogni forma di pregiudizio, libera dal pensiero unico che il dominio tenta di inculcarci in ogni istante della nostra vita.

Cogli il momento del tuo risveglio, nel labirinto delle paure, ciò che ti vuole unico e solo, interprete del tuo destino.
Guarda lo specchio e senza paura guardati dentro, per troppo tempo ti sei mentito e hai chiuso gli occhi. Sulle strade che hai percorso la tua alba mai si è alzata, vuoi finire cieco e muto o libero e selvaggio? Libero e selvaggio!
Nel ristagno più profondo non assopire i tuoi valori, per guardare intorno a te con gli occhi fissi senza vita. Non attendere altre mani pe poter ricominciare, dal tuo intimo la spinta già lo sai dovrà venire. Un altro schiavo del dolore, un’altra voce che ti insegue, al guinzaglio la morte dentro. Il rimorso nel silenzio o libero e selvaggio? Libero e selvaggio! Cogli il momento del tuo risveglio nel labirinto delle paure, ciò che ti vuole unico e solo, interprete del tuo destino
E tra mille volti “usa e getta” quanta voglia di aria pura, sulla faccia sparsa ovunque voglio ridere e gridare “Libero e Selvaggio”!”

testo dei Wretched – Libero e Selvaggio

Allucinazione Metropolitana

Sabotaggio irreversibile per No Tav liberi – Maggio 2014

Sabotaggio irreversibile

Tutto è nulla

Giacomo Leopardi

L’esistenza scorre nei passaggi dell’incompiuto. Far saltare in aria certezze, per vivere all’aria aperta, è un ottimo modo per spezzare inutili chiavistelli psichici e materiali. La paura, anche. La paura, però, è nello spirito di chi trova il sentiero del crimine chiamato libertà.

La realtà e il sogno sono a doppia intensità: da una parte il male di esistere, dall’altra sabotare per vivere. Mettere in gioco la vita per non aver paura della morte, contro la sottomissione quotidiana, è il prodromo di percorsi scoscesi, quanto ignoti, nel cercare di abitare il possibile.

Le idee che rimangono idee sono l’assurdo dell’inutilità, perché si può tutto poiché non dobbiamo niente, perché il pensiero può essere una forza trasformatrice solo nella misura in cui incontra il materialismo provato della gioia.

Sulla questione della libertà, perché essa non è un gioco di amministrazione, l’errore di dettaglio, una mediazione “sensata”, un qualcosa di te lasciato a chi ordina, è già un linguaggio di potere.

Se il potere recupera, l’unico modo per non farsi risucchiare è protrarsi verso l’irreversibilità della rottura: sospensione del tempo e dello spazio, dove le rappresentazioni discendono e dove l’unicità essenziale della semplicità apre mondi inesplorati.

Per tentare, desiderare è vivere. Per vivere, bisogna soffrire.

Soffrire apre al gioco della congiura, amando gli eccessi di sé, dove spirito e sostanza non vengono divisi tra loro dallo sbirro, in divisa o interiorizzato, per perdersi nella sovversione dell’amore facendo a pezzi la morale, contro l’universo mercantile.

Il fuoco sperimenta l’immediatezza”

Eraclito

Ciò che è non va negato in nome di ciò che era o di ciò che sarà prematuramente, ma per dare finalmente vita a tutto ciò che desideriamo e che potrebbe divenire, nelle sue smisurate possibilità.

Chi insiste a percorrere il sabotaggio dell’esistente o nel rifiutare il più possibile gli oggetti e i rapporti mercificati, lasciati a chi si accontenta di servire senza ardere nelle passioni, pretende di portare con sé la sofferenza del circostante (e quindi anche sua), un insieme demistificante di rivendicazioni e pensieri leggeri mai avvilenti, che trascina il non-essere in luoghi sconosciuti, radicandosi nelle meravigliose e sconfinate occasioni che permangono nel rifiuto; quel rifiuto che unisce i nemici di qualunque frontiera, i disertori di qualunque bandiera, aldilà del recinto della proprietà, ove comincia il paese che non appartiene a nessuno.

Per rallentare il treno ad alta velocità che è questo mondo bisogna sottrarli energia.

Per fermarlo, bisogna usare a volte sassi, a volta sabbia, per bloccarne gli ingranaggi. Ammutinamento e sabotaggio, evocano, fin da subito, ciò che non si vuole, ciò che non si è.

Il martirio non è nel rischio della diserzione da ogni ogni ordine, ma nella rassegnazione e nella noia di esistere senza darsi al rischio di praticare il proprio sé.

Molto spesso bloccare un elemento è sospendere il tutto e minare alla base le relazioni, che avvengono nei luoghi dell’oppressione, è venire a meno al patto sociale che nessuno ha mai firmato con qualsiasi stato, continente o mercante.

E’ l’intensità delle nostre vite a dar forza al lungo viaggio verso l’inimmaginabile.

A.

Dedicato a Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, incarcerati con l’accusa di terrorismo nella lotta NO TAV

Ma quale punk?

Ma quale punk? Sì, siamo punk anarchici! …e allora?

Non possiamo accettare quanto sta succedendo ultimamente a Lugano attorno “all’ambiente punk”; per quel che ci riguarda la situazione al momento è diventata inaccettabile.

Solitamente cerchiamo il contatto umano con le persone anziché uno squallido botta e risposta da tastiera. Preferiamo diffondere le nostre idee tramite l’organizzazione di iniziative e concerti e distribuendo volantini, ‘zine autoprodotte ed opuscoli informativi; con l’intento di creare discussioni costruttive con chi ci sta intorno e cercare poi una complicità nella lotta contro questa società che quotidianamente opprime le nostre esistenze.

Questa volta pero’ siamo stati chiamati in causa tramite un social network (di proprietà di una multinazionale), venendo definiti come “dei ragazzini che ascoltano punk da tre settimane e che hanno scoperto Bakunin da due giorni” e quindi, oltre che con i soliti metodi, utilizzeremo anche questo canale di comunicazione per esprimere il nostro pensiero, sebbene questo canale non sia troppo di nostro gradimento.

Ci sentiamo di dover prendere posizione in merito al comunicato della Nextpunk Records riguardo alla “scena punk locale” e all’annullamento del concerto di Bloody Riot e Because the Bean organizzato dall’etichetta luganese allo Studio Foce in data 20 febbraio 2015.

Non possiamo accettare che un politichello infame, che è entrato in un partito razzista e xenofobo come la Lega dei Ticinesi per cercare di guadagnarsi qualche consenso ed una poltrona in consiglio comunale a Lugano, (dopo che non ci è riuscito con il Partito del Lavoro, ora Partito Comunista); si permetta di cercare di insegnare cosa sia punk e di insultare ed infamare pubblicamente chi da anni è presente e attivo sul nostro territorio (e non solo), arrivando addirittura a minacciare di valutare l’ipotesi di eventuali denunce.

Tutto questo solo perché qualcuno ha pensato bene di dirgli ciò che pensava e di avvisare gli ignari membri di un gruppo musicale punk anarchico, attivo da 20 anni, che sono stati chiamati da un’etichetta fondata da un appartenente al movimento della Lega dei Ticinesi per andare a suonare in un locale gestito dalle istituzioni locali.

La Nextpunk Records si autoproclama “organizzatrice di eventi punk”? Ma quale punk?

La promozione di concerti completamente fini a se stessi durante i quali ci si rinchiude in strutture concesse dalle istituzioni politiche locali o in un parco recintato sotto il controllo di agenti di sicurezza privati e polizia non sono altro che un tentativo di assorbire la rabbia punk all’interno di questo sistema ed un astuto metodo per canalizzare la rivolta nei limiti della legalità e tra i parametri concessi da questa città e dalle sue istituzioni.

Durante questi eventi non si respira assolutamente nessuna aria di scontro sociale, sono completamente funzionali a chi tenta quotidianamente di annichilire le nostre esistenze e durante il fine settimana vuole “darci il biscottino” permettendoci di organizzare degli squallidi concerti che si svolgono in situazioni al limite dell’assurdo.

Punk non è solo un fottuto concerto musicale relegato al divertimento concessoci nel fine settimana in cui sfogare le nostre frustrazioni perché lavoriamo come delle merde per il sistema tutti i cazzo di giorni. La nostra rabbia per la vita che vogliono costringerci a fare ci scorre dentro le vene ogni fottuto giorno e il concerto che organizziamo è solamente una parte di ciò che siamo.

Il punk è l’espressione di questa rabbia, è una forma di ribellione a tutte le forme di controllo sociale che ci opprimono e ci negano la nostra libertà.

Intendiamo il punk e altre sottoculture underground come delle forme di ribellione al sistema dominante e non come un “verbo” da professare davanti ad una boccale di birra, per cui ci rifiutiamo di avere un dialogo e creare dell’armonia coni carnefici della libertà che collaborano con le istituzioni, i partiti politici e gli sbirri.

Ci siamo sempre rifiutati di utilizzare canali di comunicazione ufficiali come i mass media o richiedere permessi ad apparati dediti al controllo sociale quali le istituzioni e la polizia per poter svolgere le nostre iniziative perché di fatto, con queste iniziative, intendiamo porci in contrapposizione a questi apparati, e non, come qualcun altro, andarci d’amore e d’accordo.

Non scenderemo a nessun compromesso con chi ogni giorno vuole farci chinare il capo di fronte a tutte le imposizioni che questa società ed i suoi aguzzini tentano di farci subire.

Non ci spaventano le minacce di uno stupido leghista “autoproclamatosi” punk, non nuovo a questo tipo di infamate, che addirittura si è distanziato ed ha condannato pubblicamente tramite i mass media i tafferugli avvenuti con la polizia in occasione del Nextpunk Festival 2008.

Se mai, durante un concerto punk, dovessero capitare dei tafferugli contro le forze repressive che proteggono gli interessi di questa città, sarà per noi un giorno di festa come lo sono il Natale e la Pasqua per i Cristiani.

Sì, è vero, siamo accecati dall’odio, ma fino a quando non ci libereremo dalle catene che ci vengono strette ai polsi i nostri occhi non potranno ammirare la bellezza di una vita senza costrizioni ed i nostri cuori non potranno battere al ritmo selvaggio della libertà.

Non riusciremo mai ad essere contagiati fino in fondo dall’amore perché in questo mondo libertà è sinonimo di dovere. Abbracciamo desideri che vanno ben oltre ad una vita triste e miserabile composta da una routine che ci obbliga a produrre e consumare spingendo i nostri corpi e le nostre menti verso il suicidio quotidiano.

Punk è la risposta a questo suicidio quotidiano. Punk è la nostra vita, non solo la nostra musica.

Continueremo il nostro percorso di lotta contro l’esistenza marcia e puzzolente che vorrebbero farci vivere, verso i nostri sogni e le nostre aspirazioni di libertà.

Invitiamo gli altri progetti, crew ed individui presenti sul territorio che abbracciano questi desideri e condividono i nostri pensieri a continuare il loro cammino verso la libertà e verso la distruzione di questo mondo.

O li combatti o sei complice loro!

Allucinazione Metropolitana

ALMENO UNA COSA E’ VERA: SIAMO ANTAGONISTI DELLA CIVILTA’!!! (lettera sull’ occupazione del 3-4-5-6/4/2015 a Poncarale)

taz1Il 3-4-5-6 aprile nell’ ex consorzio agrario di Poncarale, ha preso forma e vita una Zona Temporaneamente Autonoma (dal sistema). 
In quello spazio-tempo abbiamo tentato di sviluppare una situazione sociale svincolata dalla speculazione e dal profitto, di sperimentare una partecipazione libera, orizzontale e spontanea, di esprimerci nella totale libertà superando e distruggendo le prigioni mentali che il sistema ci impone, di gestirci in autonomia senza bisogno di tutori, istituzioni, sbirri e politicanti.
Per 4 giorni l’ ex consorzio agrario è rinato, le sue mura hanno vibrato per la nostra presenza e hanno ospitato concerti e musica, assemblee, proiezioni, pasti popolari, socialità, contro-cultura (culture e pratiche nate in opposizione al potere dominante), il tutto in totale libertà espressiva.
I media di regime non hanno tardato nel diffondere la loro versione disinformata e distorta dei fatti, descrivendo un’ iniziativa fatta di eccessi pericolosi, di sporcizia e di degrado firmata da fantomatici “gruppi antagonisti”.
La disinformazione continua quando il 19 aprile il consorzio viene riutilizzato e l’evento viene attribuito erroneamente agli “stessi gruppi antagonisti”.
Ai commentari giornalistici sui fatti si aggiungono anche le dichiarazioni del sindaco di Poncarale che afferma:
<<Addirittura paradossale: mentre i volontari si occupano di ripulire il paese in occasione della “giornata del verde pulito” indetta per oggi 19 aprile dalla Regione Lombardia al fine di realizzare azioni concrete di pulizia, un’orda di balordi concretizza l’azione esattamente opposta vanificando l’operazione dei volontari. Ma aggiungo è già la seconda volta che succede senza che vengano presi provvedimenti più seri e decisi che tolgano a questi giovinastri la voglia di ritornare. Difendo le forze dell’ordine impiegate sul posto, specificando che la situazione è stata comunque e continuamente sotto controllo. 
“…” 
Ma di fronte a tutto ciò, la mia coscienza mi obbliga ad esternare tutta la mia irritazione per la situazione. Gente sul tetto a ballare, pareti imbrattate, sporco ovunque danneggiamenti in tutta l’area circostante. Non riesco a sciogliere il rincrescimento che avverto per la tolleranza comunque più in generale dimostrata dalle forze dell’ordine in questa occasione contro questi teppisti che si permettono di sfregiare selvaggiamente il territorio in cui vivo, facendosi beffa di regolamenti, leggi Soprattutto facendosi beffa delle tante brave persone che qui abitano e non riescono a capacitarsi dell’accaduto e di quest’atmosfera surreale calata sulla comunità. Da ultimo esprimo ancora tutto il mio rammarico: nel mio Comune è stata celebrata e si sta celebrando una festa all’insegna di ogni eccesso, una vera e propria zona franca all’interno della quale si compie tutto ciò contro il quale ci battiamo ogni giorno noi adulti genitori responsabili. Non posso accettare che il cattivo esempio abbia il sopravvento e non posso accettare che, come mi sono sentito ripetere a più riprese “ci scusiamo ma non si può fare altro che prendere nomi e targhe per procedere a denunciare tutti quanti”. Che paese siamo se a scusarsi sono le forze dell’ordine e non chi ha commesso il reato? Auguro all’Italia che questa situazioni si ribalti e a me che le mie proteste vengano accolte
 e si ripristini l’ordine al più presto.>>Disgustati da tanta ipocrisia e disinformazione non possiamo esimerci dal voler precisare qualche dettaglio.

Si parla di degrado, distruzione e sporcizia contrapponendoci ai “bravi cittadini” che raccolgono rifiuti nella giornata “del pulito” indetta dalla regione.

Per quanto riguarda scritte sui muri e vetri rotti, ci si è dimenticati di dire che lo stabile dell’ ex consorzio deve essere abbattuto e che quindi i danni alla struttura sono irrisori.
I partecipanti alla t.a.z. hanno potuto esprimere i loro pensieri e la loro creatività attraverso scritte e disegni sui muri appagando la propria esigenza comunicativa, o sfogare su quegli stessi muri la rabbia, lo sdegno e il senso di inadeguatezza che lo stato ogni giorno ci inocula attraverso la sua violenza, lo sfruttamento e la repressione.
Abbiamo sperimentato per una volta l’esperienza di essere liberi nel luogo in cui stavamo vivendo… liberi di farlo rivivere, liberi di cambiarlo e liberi di distruggerlo.
Ci risulta altrettanto ridicola la preoccupazione per i rifiuti accatastati all’entrata dello stabile. Tralasciamo pure che l’accumulo dei sacchi neri testimonia il fatto di una pulizia avvenuta (azione anche troppo educata ricordando sempre che l’ edificio deve essere abbattuto),  e il trasporto accanto al cancello d’entrata è stato fatto proprio per facilitare il lavoro di recupero degli operatori comunali, in quanto il trasporto all’ esterno di quei rifiuti avrebbe comportato il rischio di una sanzione salatissima per trasporto illecito di rifiuti, come è capitato altre volte a coloro che dopo un’ occupazione si preoccupavano di ripulire l’ edificio (e come raramente accade per chi trasporta davvero illecitamente rifiuti molto più nocivi).
Vogliamo evidenziare l’ipocrisia maliziosa delle istituzioni che tanto si preoccupano per questi fatti quanto sono indifferenti (o peggio segretamente solidali), a tutto ciò che ha fatto diventare la zona bresciana la “terra dei fuochi del Nord”.
 La Provincia che promuove le giornate del “pulito” e del “verde pubblico” è la stessa che ha approvato illecitamente discariche di ogni sorta sul territorio  (come ci ricorda il caso Formigoni-Niccoli Cristiani ad esempio), la stessa che appoggia l’ inceneritore, la stessa che sta promuovendo la realizzazione dei tratti Alta Velocità, la stessa che antepone costantemente la speculazione e il fatturato all’ ambiente e alla salute pubblica.
Da parte nostra che quotidianamente siamo impegnati e coinvolti nella difesa reale del territorio dalla speculazione e dal degrado risulta inaccettabile tale strumentalizzazione mascherata da toni ecologisti e mossa da chi nell’ambiente circostante vede solo altre occasioni di guadagno finanziario. 
Il nostro unico rammarico è quello di non aver potuto differenziare i rifiuti, accortezza che sarebbe risultata inutile di fronte alle linee dell’ inceneritore bresciano che, per rimanere pienamente attive, bruciano secondo necessità di profitto anche la differenziata.Oltre a questo aspetto ecologico, la disinformazione e l’ipocrisia dominano in ogni riga scritta dai media a riguardo dell’ iniziativa. Si parla di eccessi e consumi incontrollati di sostanze psicoattive, di una “tribù che sballa” senza altri interessi, di una situazione che fa della tossicomania la propria bandiera.

Non ci stancheremo mai di ripetere che questa società è la madre di tutte le tossicomanie e tossicità. Infatti i problemi correlati agli abusi di sostanze e alle tossicodipendenze sono ormai dilaganti e onnipresenti e non certo solo relegate a certi ambienti. Le sostanze sono ormai diffuse ovunque: nelle discoteche, nei locali, nei bar, nelle scuole, nei vicoli e nei palazzi del potere. 
Di fronte a questa emergenza sociale lo stato italiano (primo partner delle narcomafie che hanno il controllo del mercato nero delle sostanze), si nasconde dietro a retoriche e leggi proibizioniste totalmente inadeguate ed inefficaci, utili solo a garantire la piazza agli attuali grandi spacciatori.
Noi siamo da sempre ANTIPROIBIZIONISTI e sensibili verso ogni abuso. Crediamo nella libertà totale di scelta per la propria vita, purchè sia scelta cosciente e fatta nel rispetto dell’ altro (inteso sia come individui che come ambiente). Non siamo ne tossici, ne spacciatori, ne proibizionisti. Siamo individui liberi che credono nella libertà e la praticano come stile di vita. In quanto tali ci contrapponiamo ad ogni spacciatore, compresi quelli in camice bianco previsti dalla legge e nascosti dietro ai “trattamenti sanitari obbligatori”, che ogni anno costringono migliaia di persone all’ assunzione a vita di psicofarmaci nell’ interesse unico delle aziende farmaceutiche.
Per questo nella zona temporaneamente autonoma erano presenti anche collettivi antiproibizionisti e di riduzione del danno, formati nel primo soccorso e nell’ analisi delle sostanze e da sempre impegnati in un lavoro di informazione reale sul tema e nello sviluppo di una cultura capace di superare il “problema droga” combattendo la visione delle sostanze psicoattive come merce da supermercato e cercando di ricostruire un ruolo ed un contesto adeguato e legittimo al consumo di sostanze psicoattive per coloro che decidono di intraprendere questa esperienza.
Per questo abbiamo svolto anche assemblee e proiettato filmati riguardanti l’antiproibizionismo e l’antipsichiatria. Le nostre armi per combattere questo problema non sono la legge, il manganello e la gattabuia ma l’informazione, il dialogo e il confronto.
Il risultato costruttivo di tale approccio è dimostrato dai fatti: in 4 giorni di libertà ed autogestione vissute da migliaia di individui non vi è stato mai bisogno dell’ intervento di polizia o ambulanza, se non per un unico caso avvenuto esternamente all’ area della t.a.z. quindi al di fuori delle nostre possibilità di autogestione. 
Ovviamente i giornali hanno dato infinitamente più risalto a quest’ unico caso isolato che al risultato complessivo, ma si sa: “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” e poco ci importa di quello che possono scrivere gli strumenti di (dis)informazione del potereBenchè le dichiarazioni del sindaco vengano di seguito all’

evento del 19 aprile, realizzato da individui diversi e con fini diversi dall’occupazione del 3-4-5-6, ci sentiamo comunque chiamati pubblicamente in causa, vista la disinformazione che ha attribuito il secondo evento svoltosi nell’area agli “stessi antagonisti” della prima occupazione. Su quest’ aspetto ci preme fare un’ ultima precisazione: Loccupazione svoltasi a Poncarale dal 3 al 6 Aprile  non è assolutamente paragonabile all’evento del 19 aprile. L’unica cosa che ha accomunato queste giornate è stata la presenza di musica ad alto volume. 

Una Zona Temporaneamente Autonoma non è un Rave Party e viceversa.
Per quanto alcuni elementi estetici possano richiamarsi tra le due iniziative esistono alcune sostanziali differenze. 
Durante la t.a.z. abbiamo scoraggiato ogni forma di business finalizzata al profitto e nessuno tra coloro che hanno partecipato mettendo a disposizione impianti, energie e competenze ha avuto alcuna forma di guadagno monetario, nella t.a.z. il nostro filo conduttore non era un genere musicale ma la pratica di un’ alternativa, abbiamo tentato di diffondere percorsi e temi in reale opposizione al sistema dominante.  
In sostanza una t.a.z. ha una coscienza politica come base stessa dell’iniziativa, che si traduce in forme e contenuti che difficilmente possono essere colti da chi è esterno alla Zona Autonoma. Nel rave party invece, per come è concepito e vissuto oggi, non solo non vi è alcuna coscienza politica ma questa viene addirittura rinnegata e disprezzata. 
Una t.a.z. non significa assenza di gestione ma pura autogestione, a differenza del rave party. Per questi motivi, per noi il rave party contemporaneo (non lo spirito che iniziò a diffondersi negli anni ’90), rappresenta la strumentalizzazione, la massificazione e la commercializzazione di quella che è nata come una pratica di opposizione e che, attraverso questi processi, si è trasformata sempre più nell’ ennesima moda consumista perfettamente integrata nei meccanismi (economici e sociali), del sistema dominante.
Siamo coscienti che ai più risulta difficile comprendere questa differenza, che non ci stanchiamo mai di rimarcare. 
Non ci illudiamo di far comprendere ciò ai media che sono i primi a perpetuare, più o meno volutamente, questa e altre strumentalizzazioni ed inesattezze. 
Speriamo di arrivare almeno a far comprendere ciò a qualche partecipante, visto che siamo le prime vittime della confusione mediatica, come ha dimostrato la notte tra il 5 e il 6 aprile quando, alla t.a.z. sono arrivati migliaia di giovani sgomberati dai raves che, non conoscendo l’origine e il senso dell’ iniziativa vi hanno partecipato confondendolo per “il rave di pasqua del Nord Italia” rischiando così di snaturare il senso stesso dell’ iniziativa, ma ritrovandosi poi per lo più assorbiti nel contesto dell’ autogestione.
Rimandiamo al primo cittadino le accuse di balordaggine, viste le ridicole dichiarazioni rilasciate. Ci chiediamo inoltre che persone sono a detenere il potere se gli sbirri si devono scusare per il fatto che non possono spaccarci la testa per un occupazione, ma possono solo identificarci e procedere con la denuncia appropriata?
Che paese è se un primo cittadino si preoccupa e si indigna più per “muri imbrattati” e “gente che balla sui tetti”, che per l’imperversare di una spaventosa crisi economico-socialeambientale o per la presenza di rifiuti tossici in ogni dove e di infiniti scheletri di industrie abbandonate che si prestano a diventare nuove discariche abusive? 
Dov’era lo sdegno del sindaco verso coloro che “sfregiano selvaggiamente il suo territorio” quando il PCB della Caffaro contaminava le falde? E quando l’inceneritore ha iniziato a importare rifiuti da tutta Italia?  
Siamo certi che il sindaco si nasconderà dietro al campanilismo del suo ruolo istituzionale… <<non è di mia competenza>>… dimenticando che terra, acqua e aria se ne infischiano dei confini comunali e un problema di Brescia è anche un problema di Poncarale.
Piu in generale possiamo dire di non aver mai visto o sentito il sindaco di Poncarale impegnato o esposto in qualsiasi iniziativa concreta di salvaguardia del territorio se non con qualche comparsata utile alla propria propaganda, in qualche evento di rito come l’inutile e deridibile “giornata del verde pulito” del 19 aprile. 
In tutto questo almeno qualcosa di vero è stato scritto: Siamo antagonisti alla VOSTRA civiltà!
Non siamo noi ad esserci definiti così, d’altronde a noi poco importa di darci una definizione con un’ etichetta, che invece è indispensabile per i media al fine di strumentalizzare e distorcere la realtà
Noi siamo tutte queste categorie vuote ed inesistenti: “teppisti”, “antagonisti”, “black bloc”, “anarchici” e realmente non siamo nulla di tutto ciò.
Siamo individui che vivono a fondo e con coscienza le proprie scelte, siamo resistenti sempre pronti a saccheggiare, boicottare, sabotare e sovvertire questo sistema.

 

Firmato: tanti felici signor nessuno in un mondo che ti intima di “essere qualcuno”

Farfalle, amore libero e ideologia. Lettera sull’incoerenza

anrdi Aviv Etrebilal. 

È rassicurante vedere che, per alcune generazioni dell’acquitrino antiautoritario, i dogmi da cui troppo spesso partiamo, che ci divorano e ci fanno girare in tondo in una scatola chiusa, vengono messi in discussione. Che quando certi principi ideologici finiscono per causare danni collaterali umani, siamo capaci di criticarli, abbandonarli o riformularli. Un testo che alcuni compagni hanno pubblicato di recente sembra essere riuscito a dare origine a discussioni appassionanti ed importanti. La forza di quel testo era in certo qual modo il ritorno all’individualità, che tutti abbiamo più o meno sostituito con dei dogmi e con l’ideologia, sostituendo anche gli individui con delle persone-tipo. E se quel genere di discussioni, sul libero amore, la coppia, la pluralità, la gelosia, la non-esclusività, etc. esiste effettivamente tra noi, forse soprattutto in situazioni in cui le persone vivono assieme e a volte hanno perso il senso dell’intimità (squat, comunità, etc.) più che altrove, mancava in effetti la volontà di farne una discussione pubblica, tramite un testo che non fosse destinato solo a passare sottobanco all’interno di una o due bande di amici e amiche.
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Freetaz: comunicato post-Borgaro

 

tazPer noi del coordinamento FreeTaz – composto di spazi sociali, collettivi e sound – l’iniziativa del 13 aprile a Borgaro rappresenta la prima tappa di un percorso costruito dal basso e volto alla riappropriazione di spazi e sapere critico mediante la pratica dell’occupazione temporanea di luoghi; con lo scopo di farli rivivere attraverso socialità e autogestione, rimanendo slegati da qualsiasi forma di profitto.

L’essere mossi unicamente dal guadagno, inteso in termini economici, riteniamo ponga un serio margine alle possibilità creative che possono essere espresse in qualunque evento e situazione: nessuno di noi ha percepito alcun euro per il week end trascorso ma tutt@ ci sentiamo più ricchi nell’aver dato inizio a un’esperienza che crediamo possa avere seguito ed essere espressiva nel produrre una valida possibilità alla vuota socialità che tristemente domina le nostre città e i nostri territori.

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Taz-zine 2.0

T.A.Z. against business.

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Terrorista è lo stato

anarchy-wallpaperNella notte di martedì 5 febbraio, mentre ci adoperavamo nell’atto derisorio ai danni del potere bancario, il nostro saper fare è stato interrotto ora dallo spettro di una pallottola in testa ora dal rumore della mano poliziesca.

Una volta presi in ostaggio, siamo stati rinchiusi nella sala fermi della caserma dei carabinieri; senza essere informati dei reati commessi, siamo stati lasciati al nulla della stanza fino alla dichiarazione di arresto avvenuta alle 18 del giorno seguente. Il ricorso alla galera è scattato in quanto nelle nostre abitazioni (perquisite in mattinata), sono stati trovati “pericolosi” scritti anarchici, utilizzati dall’apparato repressivo per costruire la solita menzogna del mostro insurrezionalista.

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Riflessioni sulla microcelebrità nell’era dei social network

Rob Horning, blogger che si occupa di consumismo, capitalismo ed ideologia, in un suo recente articolo intitolato Fragments of Microcelebrity, ci propone alcune riflessioni sulla microcelebrità sui social network. In passato il fenomeno della microcelebrità era stato trattato soprattutto in termini di personal branding e come accumulo di capitale nell’attention economy grazie ai social media. Il lavoro che svolgiamo nell’era del capitalismo comunicativo è costruire e commercializzare il nostro social network in vari modi; la microcelebrità è un modo di concettualizzare e articolare questo processo. PROSEGUI LA LETTURA »