Art@Hack Movement

CREATIVITÀ IN

AUTOGESTIONE

AUTOPRODUZIONE

AUTOCRITICA


Art@Hack è una rete di collaboratori che si colloca all’ interno di un movimento volto alla riappropriazione di spazi, sapere critico e possibilità di vita attraverso la creatività.

Contestualizzandoci nel pieno dell’ era dell’ informazione e dello spettacolo, in una società su base consumista, riteniamo che l’ informazione e la creatività siano elementi fondamentali per lo sviluppo di una controcultura e di una comunicatività capace di ridare una prospettiva umana alla vita quotidiana.

Per attuare questo obiettivo vogliamo sviluppare una rete di creativi, operatori della cultura e spazi sociali in grado di promuovere eventi, iniziative, politiche e servizi con obiettivi sociali ed informativi.

La realizzazione di questa rete e dei suoi mezzi materiali può essere paragonata alla realizzazione di un progetto “open source”, ovvero un ambiente collaborativo libero, informale ed orizzontale, capace di fornire mezzi condivisi per la realizzazione di un lavoro sia sociale sia individuale… Da questo il nome Art@Hack.

Il movimento si impegna per mantenere una politica interna anti-settaria, anti-gerarchica e di libera condivisione e di realizzare con la propria attività un cambiamento che inizia ed ha come obiettivo la nostra prassi quotidiana.

Nell’ ottica di una dialettica della riappropriazione delle libertà, sempre più subdolamente negate dalla speculazione di un potere coercitivo, Art@Hack vuole sottolineare l’importanza che l’ arte e lo spettacolo rivestono attualmente, come comunicazione alternativa e nel focalizzare l’ attenzione del singolo e quindi il potenziale che avrebbero nello sviluppo di una coscienza critica collettiva.

Background culturale e prospettive

La prospettiva di Art@Hack si può collocare in continuità ad altre correnti contemporanee che muovono la loro riflessione sugli stessi binari.
L’ idea di un’ arte che superi l’ arte, viene espressa già dalle correnti dadiste degli anni ’50, e si può ritrovare in movimenti più attuali come quello dei Teknival e dei Free Party (più conosciuti come “rave”), o come nel writing.
In queste correnti il prodotto artistico non ha solo valore in se, ma contiene una molteplicità di valori e simboli che sono determinati dalle condizioni pratiche di realizzazione, dal contesto e dalla situazione in cui le opere vengono collocate.
In questa prospettiva l’opera viene svalorizzata in favore di un tutto (la situazione), collettivamente definito. Il valore artistico non è più incarnato dall’ opera stessa (lo stimolo), ma dal meccanismo stimolo-reazione che è inevitabilmente influenzato dal contesto.
In questa concezione viene progressivamente meno la distinzione tra artista e pubblico, tra esperienza artistico-creativa e quotidiano, in un contesto di comunicazione onnipresente
Una formulazione più completa ed approfondita di queste riflessioni viene dall’ Internazionale Situazionista e dal movimento situazionista degli anni ’60/’70, che unisce la riflessione sull’ arte e la creatività ad una riflessione sulla società contemporanea in generale, definita come “Società dello Spettacolo” (dal libro omonimo di Guy Debord, membro dell’ I.S.).
In tale società lo spettacolo, inteso come fruizione passiva di immagini simboliche e finzione stereotipata, diventa il principale partner del consumo e suo principale motore
Per ottimizzare questo meccanismo la cultura viene mercificata ed assoggettata alla logica dell’ industria. Da qui derivano le proprietà intellettuali, lo show business, la pubblicità, il prodotto industriale-culturale e tutto ciò che porta miseria alla cultura trasformandola in spettacolo al servizio del profitto.
La nostra creatività cerca quindi terreni più fertili dell’ arido deserto dell’ arte assoggettata al profitto. Evade verso un approccio alla conoscienza svincolato da settarismi accademici e produttivi. Ingestibile, questa creatività invade tutti i rami dello scibile e sovverte regole d forma, tecniche ed approcci in una continua sperimentazione interdisciplinare.
Proprio questa passione anti-settaria ci muove verso altre correnti e movimenti che apparentemente poco hanno a che vedere con l’arte intesa nel senso dominante, ma che nella loro pratica dimostrano creatività e passione, come il movimento hacker, i comitati informativi che sperimentano metodi alternativi di comunicazione e sensibilizzazione, i tecnici sperimentali e sperimentatori in generale

L’ arte, intesa in senso lato, diventa nella società attuale, l’ arma più potente del sistema dominante; la distruzione della attuale concezione dell’arte diviene quindi la principale via di fuga da esso.

Manifesto Art@Hack

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