Per noi del coordinamento FreeTaz – composto di spazi sociali, collettivi e sound – l’iniziativa del 13 aprile a Borgaro rappresenta la prima tappa di un percorso costruito dal basso e volto alla riappropriazione di spazi e sapere critico mediante la pratica dell’occupazione temporanea di luoghi; con lo scopo di farli rivivere attraverso socialità e autogestione, rimanendo slegati da qualsiasi forma di profitto.
L’essere mossi unicamente dal guadagno, inteso in termini economici, riteniamo ponga un serio margine alle possibilità creative che possono essere espresse in qualunque evento e situazione: nessuno di noi ha percepito alcun euro per il week end trascorso ma tutt@ ci sentiamo più ricchi nell’aver dato inizio a un’esperienza che crediamo possa avere seguito ed essere espressiva nel produrre una valida possibilità alla vuota socialità che tristemente domina le nostre città e i nostri territori.
La giornata è iniziata alle 12.00 di Sabato 13 Aprile con l’occupazione della zona ex Ergom di Borgaro, fabbrica che produceva parti per la Fiat, e proseguita con l’allestimento della TAZ. Il luogo è stato scelto in modo da avere il minor impatto possibile sul territorio, evitando in tal modo di creare disagi ai residenti e al traffico, obiettivo che, a bilancio fatto, riteniamo sia stato pienamente raggiunto. L’affissione all’ingresso di due striscioni posti a rivendicare l’evento ha determinato l’arrivo di Vigili Urbani, forze dell’ordine, e in seguito di sindaco, giornalisti e della proprietà dello stabile. La fase seguente ci ha visto impegnati per diverse ore in un faticoso quanto necessario lavoro di mediazione finalizzata allo svolgimento dell’evento, rimanendo tuttavia fermi nell’intento di mantenere l’occupazione anche di fronte alle minacce di sgombero.
La diretta in radio e il passaparola hanno permesso a diverse persone di raggiungere la TAZ già nel pomeriggio, accrescendone le potenzialità così da poter dar inizio all’evento. Pur dovendosi confrontare con l’obiettivo di denuncia da parte della proprietà, condito da continui tentativi di estendere il controllo da parte di Vigili e Carabinieri attraverso tentativi d’identificazione e blocchi nei confronti di coloro che si avvicinavano agli ingressi, intorno alle 20.00 la situazione è rientrata, i posti di blocco rimossi e l’ingresso liberato, rimanendo sotto la nostra costante autogestione.
Hanno così potuto iniziare, pur con enorme ritardo, le attività culturali previste: i collettivi Tracciabi.li e Underscore_To hanno condotto un workshop sulla sicurezza informatica, Infoshock ha introdotto e proiettato un’autoproduzione sull’uso di sostanze, e Lab57 ha terminato con un intervento sull’importanza della chill-out quale spazio informativo e di decompressione. Durante il corso dell’evento è stato possibile degustare preparazioni vegane proposte da Food Not Bombs, essere accolti e ricevere delucidazioni sui contenuti dell’iniziativa grazie al contributo di Art@hack o sostare davanti al cineforum.
A seguire la performance musicale nella zona sound opportunamente separata dalle altre; in quella Info erano presenti postazioni informatiche con accesso internet e terminato il cineforum la chill-out proponeva musica rilassante. Alcune bancarelle di autoproduzioni completavano il quadro dell’evento. Nella notte spettacoli acrobatici e con il fuoco sono stati particolarmente apprezzati dai presenti.
Il bilancio finale è per noi positivo, non si sono registrati incidenti né malori particolarmente rilevanti, la norma di gestione collettiva da parte del coordinamento e i feedback dei partecipanti crediamo possano configurare la nascita di un movimento culturale nuovo che vuole crescere e radicarsi nei diversi territori. E’ nostra intenzione continuare a lavorare alla costruzione dei prossimi eventi, migliorando alcuni aspetti organizzativi e crescendo insieme a chi crede in questo percorso.
” Il regno odioso delle prigioni non finirà senza che ciascuno impari a non imprigionarsi più in un comportamento economizzato dai riflessi del profitto e dello scambio.
Meno l’animalità si ingabbierà nella rigidità del carattere, arrabbiandosi per frustrazioni perpetue, più aprirà le porte del godimento a progressivi affinamenti, e più apparirà a tutti l’orrore di rinchiudere in cella dei condannati che vi languiscono non per i loro misfatti, ma perché esorcizzano i demoni che le persone oneste imprigionano in loro.
I progressi che l’umanesimo auspica fanno rabbrividire. Se le prigioni spariranno senza che il godimento sia restaurato nei suoi diritti, esse cederanno soltanto il posto ad istituzioni psichiatriche ariose, in accordo con le terapie che anestetizzano nei condannati al lavoro quotidiano la violenza delle frustrazioni.
Non è forse giunto il tempo di stabilirsi talmente nell’amore di sé che, arrivando ad adeguarsi dal fondo del cuore molta felicità, ci si affezioni agli altri per la felicità stessa che tocca loro in sorte, amandoli per il favore di amare che dispensano a se stessi?
Non sopporto di essere abbordato per il ruolo, la funzione, il carattere, l’istantanea che mi fissa e mi imprigiona in ciò che non sono. Quale incontro sperare in un luogo in cui l’obbligo di essere in rappresentazione impedisce sempre che io esista?
Mi importa soltanto la presenza del vivente, in cui convergono tutte le libertà che nessun giudizio ha il potere di arrestare. ”
Raoul Vaneigem