Scritti da subsonik

Il sonno del pensiero critico

di M. Calamari – Informazione stordente, sovrabbondante, guidata dal potere. La Rete ne è alimentata, troppi cittadini della Rete ne fanno indigestione. Ma la bolla sta per scoppiare.

Roma – Talvolta le contingenze della Rete (o forse il caldo, o le cattive notizie economiche, o le perverse dinamiche lavorative, o una “guerra” che si trascina da troppo tempo) ti portano a ritirarti in un angolo. Stare negli angoli taglia fuori dall’azione, però in compenso protegge le spalle. Ma, cosa non forse evidente, offre anche un orizzonte più aperto e completo, che solo per un momento può essere nascosto da qualcosa, qualche attore o evento, destinato in poco tempo a scomparire.
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Benvenuti nel mondo di domani

di Frank Rieger (frank@ccc.de) – Abbiamo perso la guerra. Benvenuti nel mondo di domani

L’articolo È stato pubblicato per la prima volta nel 2005 su die datenschleuder. #89, la rivista trimestrale del Chaos Communication Club. Traduzione di Maria Monno e Tommaso Canepa. Testo e traduzione sono pubblicati sotto licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.5.

Perdere una guerra non è mai una bella situazione. Non ci stupisce quindi che gran parte delle persone non vogliono accettare che abbiamo perso. Avevamo una buona opportunità di domare la bestia feroce della tecnologia di sorveglianza globale approssimativamente fino al 10 settembre 2001. Un giorno più tardi avevamo perso. Tutte le speranze che avevamo per tenere a bada le grandi imprese e le “forze di sicurezza” e sviluppare interessanti concetti alternativi nel mondo virtuale sono evaporati insieme al fumo delle Twin Towers.
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Internet, ora tocca a Indymedia l’oscuramento per diffamazione

di Fulvio Sarzana

Il Giudice delle indagini preliminari di Milano, su richiesta della locale procura, ha disposto il 24 maggio scorso il sequestro preventivo delle pagine web del network di informazione indipendente Indymedia. Si tratta in particolare di pagine tratte dalle sezioni Piemonte e Toscana del network.

L’ordine di oscuramento delle pagine web,  è stato trasmesso il 13 giugno a tutti i provider italiani perché disponessero l’inibizione all’accesso ai cittadini italiani, dal momento che i server del network sono residenti all’estero.

La ragione dell’ordine di inibizione risiede nella presenza di quattro articoli di stampa ritenuti diffamatori da una società multinazionale che aveva sporto querela contro il network. PROSEGUI LA LETTURA »

L’FBI sequestra il server di ECN per una email partita dall’Anonymous Remailer

Attacco all’anonimato

Lo scorso mercoledì, 18 aprile, alle 16:00 ora di New York City (le 22:00 ora italiana), le autorità Federali statunitensi hanno rimosso un server dalla colocation condivisa da Riseup Networks e May First/People Link a New York City. Il server sequestrato era gestito dall’italiana ECN.org il più vecchio fornitore di servizi internet indipendente d’Europa che, tra le altre cose, fornisce il servizio di anonymous remailer Mixmaster, obiettivo di un’indagine dell’FBI in merito alle minacce di attentati all’Università di Pittsburgh.

“L’azienda che gestisce la struttura ha confermato che il server è stato rimosso in concomitanza con la presentazione di un mandato di perquisizione presentato dall’FBI – ha dichiarato il direttore di May First/People Link, Jamie McClelland -. Il sequestro del server non rappresenta solo un attacco contro di noi, ma contro tutti gli utenti di Internet che dipendono dalle comunicazioni anonime”.

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La Rete, il cavo e la maglia

di M. Calamari – Una guerra si combatte tra i bit di Internet. O è solo l’evoluzione di quello che un tempo abbiamo chiamato “comunicazione”? L’unico modo per non soccombere è partecipare.

“Abbiamo perso la guerra. Benvenuti nel mondo del domani. Perdere una guerra non è mai una situazione simpatica, non c’e quindi da meravigliarsi che alla maggior parte delle persone non piaccia ammettere che abbiamo perso.”

Così comincia uno dei migliori, più centrati, e più psicologicamente devastanti articoli di attualità sulla Rete che abbia mai letto, scritto da Frank Rieger del Chaos Computer Club e pubblicato sul blog “La conoscenza porta la paura” in una meritoria e provvidenziale traduzione dal tedesco all’inglese.

La tesi dell’articolo, che merita una attenta lettura a cui spero di convincere almeno gli anglofoni tra i miei 25 lettori (a proposito, uno di loro potrebbe farne una traduzione italiana?), è che fino al 10 settembre 2001 l’esito della continua battaglia per il controllo della Rete e della sua evoluzione era incerto. Le corporation prendevano le idee innovative dalle stesse persone che innovavano la Rete, i governi e le lobby la consideravano poco più di una nicchia, e non un nuovo mondo da conquistare. Il giorno dopo non solo la battaglia, ma l’intera guerra era irrimediabilmente persa. Ed il ricordo dei tempi di una Rete libera ci sarebbero serviti solo come storie da raccontare ai nipotini, seduti sul loro lettino, per addormentarli.L’articolo si muove poi sui temi che considera importanti per spiegare l’evoluzione che ha portato la Rete a trasformarsi da strumento di libertà a strumento di tecnocontrollo ed instupidimento di massa e… ma basta citazioni. Il commento di Cassandra è che per la prima volta in vita sua si è sentita non un’infallibile profetessa di sventure, ma un’ingenua ed un po’ miope ottimista. PROSEGUI LA LETTURA »

ACTA: UE a favore, hacktivisti contro

L’approvazione del contestato trattato anticontraffazione da parte di Bruxelles ravviva il fuoco delle polemiche. Ma le proteste sembrano aver avuto l’effetto contrario, almeno in Polonia.

L’Unione Europea ha aderito a Tokyo al trattato internazionale Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Già ratificato da Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Marocco e Corea del Sud, il trattato globale anti-contraffazione che punta ad uniformare le normative nazionali in materia di proprietà intellettuale e a fornire strumenti di cooperazione internazionale in materia di enforcement, ha scatenato non poche discussioni perché dai suoi oppositori è visto come un intollerabile strumento di censura gestito a livello soprannazionale.

FIMI appoggia la sua adozione, strumento che definisce utile per proteggere la proprietà intellettuale “da contraffazione e pirateria, migliorando gli sforzi di cooperazione per affrontare insieme i problemi globali”. Spiega il Presidente di FIMI Enzo Mazza: “Non introduce alcuna nuova normativa repressiva nella UE, ma cerca di armonizzare a livello globale il contrasto alla pirateria commerciale. Non colpisce i singoli utenti e certamente non limita l’accesso alla rete. Con ACTA sarà semplicemente più facile colpire realtà criminali come Megaupload o l’organizzazione camorrista che commercia prodotti contraffatti sul piano transnazionale”.
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L’anonimato è una risorsa

di Marco Calamari – Lo è per il cittadino, ma non per le aziende che vivono di dati da mettere a frutto. Che sfoggiano capriole retoriche per persuadere sudditi

Fa piacere che quando persone note come il CEO di Google fanno affermazioni come quella che “l’anonimato è un rischio che non possiamo permetterci”, provochino quanto meno articoli informativi che ne espongono chiaramente le argomentazioni. Grazie a questi, altri articoli possono metterle in discussione e confutarle.

“L’unica maniera per gestire tutto questo – ha chiosato Schmidt – è attraverso la vera trasparenza e una condizione di nessun anonimato online. In un mondo fatto di minacce asincrone, l’assenza di metodologie di identificazione è troppo pericolosa. Abbiamo bisogno di un servizio di verifica delle identità per le persone. E i governi lo richiederanno”. Ora sicuramente nel testo completo le “minacce asincrone” avranno una migliore precisazione, ma qui stanno a svolgere il ruolo di una citazione fuori contesto, inserita solo per aggiungere parole preoccupanti in dichiarazioni a metà strada tra l’interesse politico e la vera e propria psyop. PROSEGUI LA LETTURA »

Facebook e la privacy del nuovo millennio

di M. Calamari – Non basta fare attenzione, non basta configurare tutto con attenzione. Le tecniche e le tattiche degli impiccioni si fanno sempre più raffinate. Attenti a ciò che cliccate, scattate, pubblicate

Vi ricordate di cose si intendeva per “anonimato” e per “difesa della privacy” una ventina di anni fa? Anzi, per far cifra tonda, alla fine del secondo millennio? Probabilmente no, sia per età relativamente giovane, sia perché i cambiamenti sono stati così grandi e così lenti da renderli difficilmente percepibili. Persino Cassandra è costretta a fare uno sforzo cosciente per percepirli.

“In quei tempi”, infatti, una Rete ormai nell’adolescenza era popolata di due tipi di persone: quelli che si sentivano tranquilli, perché in Rete nessuno in effetti aveva interessi ad intercettarli, e quelli che vivevano, a torto od a ragione, investigatori e/o servizi segreti come potenziali impiccioni, e si mettevano tranquilli con un pizzico di crittografia ottenuta via PGP.

Gestione della privacy naturalmente in prima persona: io la difendo, o io la perdo. Oggi non funziona più così. Assolutamente.In primis oggi la Rete è piena di impiccioni di professione, che per magari legittimi ma anche perversi interessi commerciali e/o di controllo sociale pescano a strascico e sistematicamente i dati del Popolo della Rete. Inoltre, per la sparuta minoranza che ha qualche interesse a tentare di difendere la propria privacy le cose si sono fatte molto ma molto più difficili, soprattutto per il proliferare dei fattori a cui fare attenzione, alcuni decisamente imprevedibili fino a poco tempo fa.
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Globaleaks, oltre Wikileaks

di M. Calamari – Mentre Wikileaks combatte per la sua esistenza, c’è chi sta costruendo un futuro migliore per la “Public Disclosure”

Esistono moltissime persone che ritengono la pubblicazione di informazioni riservate (Public Disclosure), che in certi casi può anche avere effetti immediati negativi, un grande guadagno netto per la società civile. Nella precedente categoria esistono tuttavia persone che hanno criticato da molti punti di vista Wikileaks, il suo funzionamento, e l’operato dei suoi rappresentanti (presenti e passati) più noti, in particolare Julian Assange e Daniel Domscheit-Berg.

Coloro che promuovono o facilitano pubblicamente le attività di Wikileaks ritengono evidentemente che esse siano benefiche e positive: sono nella maggior parte dei casi entità umane come dissidenti politici, cittadini che temono ritorsioni, attivisti dei diritti civili e semplici consumatori.
Le attività di Wikileaks sono invece solitamente poco apprezzate (per usare un eufemismo) da entità non umane come stati ed organizzazioni di vario tipo ed aziende. PROSEGUI LA LETTURA »