Oggi San Tommaso ha deciso di occuparsi dei cosiddetti (erroneamente) TERMOVALORIZZATORI e dei danni che questo processo di smaltimento dei rifiuti puo’ provocare. Il fatto che ci siano alternative migliori a questo processo dovrebbe far riflettere, anche perche’ ancora una volta si parla di salute e progresso, cose che non sempre vanno d’accordo.

COSA SI INTENDE PER TERMOVALORIZZATORI
Cos’è un termovalorizzatore??? Partiamo da questo concetto: i cosiddetti “termovalorizzatori” – una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l’idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall’operazione – altro non è che un Inceneritore, che tramite la combustione ad alte temperature ‘’trasforma’’ i rifiuti e, tramite la suddetta combustione, producono energia elettrica.

Dopo una attenta analisi, pero’, si deduce che l’energia impiegata per la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento ed infine la combustione è INFERIORE A QUELLA PRODOTTA. Sarebbe più corretto, quindi, parlare di INCENERITORI A RECUPERO ENERGETICO in quanto essi NON PRODUCONO ENERGIA ma NE RECUPERANO UNA PARTE.

Se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali. Infatti, i termovalizzatori sono stati finanziati con il 7% della bolletta dell’Enel associandoli alle energie rinnovabili insieme ai rifiuti delle raffinerie di petrolio al carbone.

L’incenerimento dei rifiuti, quindi, non puo’ essere una pratica presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi più nocivi.”

Uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene.
Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico.

Oltretutto, l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, plastiche, carta e legno appunto.

Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita.

E pensate, la Commissione Europea ha diffidato l’Italia dal perseverare nell’utilizzo di questo neologismo truffaldino (termovalorizzatore appunto) avente la subdola finalità di condizionare l’impatto emotivo dei cittadini che, per un motivo o per un altro, non sanno nulla su queste VERE E PROPRIE FABBRICHE DI MORTE.

ECCO LE NANOPARTICELLE
L’incenerimento dei rifiuti li trasforma in nanoparticelle tossiche e diossine. Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge.

Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana.

Le nanoparticelle non sono biodegradabili e non sono biocompatibili. E l’ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l’organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.

“Ormai – dice Stefano Montanari, Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostic di Modena – non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro e nanoparticelle, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo, innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto”.

MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE LEGATE ALLE NANOPARTICELLE
Le nanoparticelle sono micropolveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivate dall’incenerimento. Se inalate dai polmoni giungono al sangue in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti.

L’organismo umano riconosce le nanoparticelle come “corpi estranei” e le tiene sotto controllo fin quando il loro numero non diviene tale da mandare in tilt il sistema immunitario.

Usare quindi i cosiddetti “termovalorizzatori” spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo.

Le patologie piu comuni derivanti dall’inalazione sono BRONCHITI CRONICHE, cancro (SARCOMI, LINFOMI, LEUCEMIE, MIELOMI ed altri tipi di cancro), malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. Secondo alcune ricerche, Nelle popolazioni che vivono in prossimita’ di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento.

“Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare.- continua Stefano Montanari – A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quelle di quel crollo ha inalato le polveri.

Una delle molecole piu pericolose per il corpo umano è senza dubbio la diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione ala capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a “inceppare” uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali.”

DATI TRUCCATI
Qualcuno ha truccato dati scientifici per tentare di dimostrare che gli inceneritori sarebbero innocui. L’accusa, gravissima, è stata formulata ufficialmente il 25 novembre a Cortona, in occasione della Giornata internazionale dei medici per l’ambiente. Dalla cittadina aretina, l’International Society of Doctors for the Environment (ISDE) rivela che sono stati manipolati gli esiti di ricerche scientifiche, per incoraggiare le amministrazioni pubbliche ad adottare con tranquillità l’incerimento dei rifiuti: una pratica che invece è pericolosissima per la salute degli abitanti che vivono nelle vicinanze dei “termovalorizzatori”.

«I termovalorizzatori sono fabbriche di tumori, come ormai dimostrato da studi epidemiologici condotti nelle aree limitrofe agli impianti», sostengono gli ambientalisti. Per contro, i governi hanno sempre impugnato i “dati ufficiali” della comunità scientifica che, al contrario, scagionerebbero gli inceneritori da ogni accusa. Proprio questi dati sono stati ora rimessi in discussione: verità truccate, per nascondere la dura realtà dei rischi legati agli inceneritori e quindi “ammorbidire” l’opinione pubblica, non contraria ai “termovalorizzatori”.

Il nodo è la citazione di un passo pubblicato all’interno di lavoro scientifico dedicato all’incidenza del cancro nelle vicinanze degli inceneritori inglesi. L’originale diceva che, allontanandosi dall’impianto, si assiste a un declino statisticamente significativo dei casi. E’ stato pubblicato nel 1996 sul “British Journal of cancer” a firma Elliot ed altri e porta il titolo “Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain”.

E’ assolutamente riprovevole il fatto che si stravolgano i risultati provenienti dalla letteratura scientifica e si forniscano ai decisori politici ed alle popolazioni informazioni erroneamente rassicuranti, in spregio a valori che dovrebbero essere a fondamento dell’opera di ogni medico, quali l’autonomia e la correttezza

Già in passato pero’ l’utilizzo artefatto o strumentale dei risultati di alcuni studi scientifici ha costituito l’alibi per non adottare misure di protezione della salute pubblica, determinando di fatto esposizioni indebite di lavoratori e cittadini ad agenti tossici che hanno causato gravi sofferenze per mortalità e malattie che si sarebbero potute evitare.

Mentre molti italiani sono convinti del contrario, teniamo a precisare che NON E’ VERO CHE IN TUTTO IL MONDO SI FANNO INCENERITORI TRANNE CHE IN ITALIA: al contrario, negli STATI UNITI non ne viene costruito uno dal 1995, in Australia, in Nuova Zelanda, in Canada ed in altri PAESI CIVILI essi NON ESISTONO. Recentemente la Germania ha dichiarato che GLI INCENERITORI TEDESCHI VERRANNO GRADUALMENTE DISMESSI E RIMPIAZZATI DA 64 IMPIANTI DI TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO.

QUALI ALTERNATIVE A QUESTO PROBLEMA?
Ci sono moltissime alternative al problema incenerimento, alternative che pero’ non vengono prese in considerazione a causa dei forti interessi economici implicati in questo meccanismo. Noi abbiamo fatto delle ricerche ovviamente e ci sentiamo in dovere di farvi conoscere le ‘’alternative’’ che riteniamo piu valide.

1) Riduzione dei rifiuti (Berlino, per fare un esempio, ha ridotto in sei mesi i rifiuti del 50%).

2) Raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale.

3) Con la raccolta differenziata ed il riciclaggio la quantita’ di energia risparmiata è decine di volte superiore a quella recuperata dagli inceneritori

4) Riciclo di quanto raccolto in modo differenziato.

5) Quanto rimane di rifiuti dopo l’attuazione dei quattro tre punti va inviato a impianti per una selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla con impianti di bioessicazione.

6) In termini economici non conviene bruciare in presenza di una raccolta differenziata perché:
– il legno può essere venduto alle aziende per farne truciolato;
– il riciclaggio della carta rende più dell’energia che se ne può ricavare;
– il riciclaggio della plastica è conveniente: occorrono 2/3 kg di petrolio per fare un kg di plastica.

7) La raccolta differenziata può arrivare al 70% dei rifiuti, il 30% rimanente può ridursi al 15-20% dopo la bioessicazione. Una quantità che è inferiore o equivale agli scarti degli inceneritori. Ma si tratta di materiali inerti e non tossici con minori spese di gestione ed impatti ambientali sanitari.

8) Esistono trattamenti a freddo in grado di riciclare circa il 95% dei rifiuti, separando plastica, carta e metalli dalla materia organica e trasformando il tutto in sabbia sintetica utilizzata successivamente come materiale edile.

Degno di particolare menzione è il fatto che, mentre un inceneritore da lavoro a pochissime decine di persone, un ciclo dei rifiuti integrato fra raccolta differenziata, trattamento meccanico biologico e riciclaggio in grado di dare lavoro a centinaia di persone, distribuendo la ricchezza fra gli strati piu bassi della societa’.

Tratto da un articolo di  nocensura.com .