L’importanza di spazi e di luoghi non si caratterizza dalla bellezza delle decorazioni, dalla qualità dei muri o dal costo al metro quadro della superficie, ma al contrario, dalla concessione di libertà aggregativa. La proprietà ha intrinsecato l’obbligo burocratico e verticistico nella gestione sociale, ha costretto l’uomo a guerreggiare per impadronirsi di spazi privati dove accrescere la sua fittizia felicità autoritaria, ha trasformato la condivisone collettiva in accumulazione individuale, ha portato la costruzione di ringhiere e telecamere per aumentare il contrasto classista necessario al mantenimento governativo.

La continua e concorrenziale ricerca al profitto individuale, ha estinto la partecipazione democraticamente diretta alla gestione collettiva del territorio, lasciandoci felicitare nella delegazione delle proprie decisioni. L’attacco violento e creativo atto dai sessantottini contro l’organizzazione gerarchia della scuola e della famiglia, ha esportato nella società la volontà di riappropriasi del territorio tramite l’utilizzo di spazi comuni come fulcro aggregativo. L’accrescimento critico e culturale ottenuto da questa esperienza di condivisione comunitaria, ha allertato i despoti di tutte le nazioni inviando nelle piazze, nelle scuole e nelle fabbriche, apparati militari in difesa dell’ordine reazionario. L’impossibile continuità di manifestare il proprio dissenso pubblicamente, scaturisce una capillare quanto determinata lotta autogestita, dove il rifiuto gerarchico trova nei centri sociali la massima possibilità di sperimentare forme alternative all’organizzazione statale.

Il C.S.A. Kavarna, attraverso la sua condivisa e mutabile organizzazione autogestita, dimostra come il rispetto e la trasparenza nell’operato gestionale, faciliti le condizioni per l’integrazione sociale. Convinti che libertà e uguaglianza debbano costituire le basi dell’attuale società, lottiamo alienati dal profitto e dall’autorità, ma uniti dalla rabbia e dalla determinazione rivoluzionaria. Lontani dalle logiche partitiche ed istituzionali, non troverete per le strade nostri cartelloni supplicanti ignoti elettori, ma attraverso riunioni, dibattiti e serate informative, dimostriamo alla cittadinanza cremonese come la partecipazione diretta sia migliore della democrazia rappresentativa. Non lasciatevi catturare dall’etichettatura borghese, non siamo pericolosi, non possediamo né fucili né molotov, la nostra unica arma è la controinform-azione.

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