In un periodo dove la repressione si fa sempre più sentire contro chi lotta per ribaltare questo esistente, in Val di Susa violenza poliziesca e perquisizioni con l’accusa famigerata di terrorismo contro i No Tav, a Modena arresti contro chi lotta per buttare giù i CIE e a Milano per gli scontri contro lo sgombero dell’ex-Cuem in università, nel carcere di Cremona succedono in brevissimo due fatti:
domenica un prigioniero tenta (e quasi ci riesce…) il più grande sogno di libertà, tentando di evadere e oggi (lunedì) si consuma l’ennesimo “suicidio di Stato” in questo putrido lager di Cremona.
Come al solito, sbirri e media farneticano nel loro linguaggio della menzogna parlando di spiacevole suicidio. Le bugie hanno le gambe corte!
Il detenuto che è morto era in galera, in carcerazione reventiva, con l’accusa di tentata strage per aver minacciato di far esplodere una bombola di gas durante la resistenza ad uno sfratto. Un sistema che sfrutta, sfratta ed opprime e che lega,
come in questo caso, in modo atroce, le condizioni soffocanti in cui gli oppressi sono costretti a sopravvivere in questo ergastolo sociale chiamato società.
Il carcere è un’istituzione totalitaria e rappresenta il totalitarismo del sistema di morte in cui esistiamo, cioè eliminazione attraverso controllo e gestione, dove discorso penale e discorso psichiatrico si confondono nella totalità della prigionia.
Obiettivo principale nella sua prospettiva sociale il ricatto legalitario a cui tutti sono sottomessi, dove le tecniche di repressione vengono «sperimentate» per introdurle nella vita di tutti gli individui.
Il carcere è una macchina di morte funzionale ad un sistema dominato da autorità e merce.
Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Carlo Giuliani e Alexis Grigoropoulos sono «solo» alcuni morti di Stato e oggi questo avviene anche a Cremona.
Sappiano gli oppressori che la ribellione è l’unica dignità dello schiavo!
Liberi tutti e che delle galere ci siano solo macerie, che le mura crollino e la libertà evada!
Compagne e compagni contro il carcere