Vediamo di ripercorrere le vicende di Massimo Ponzoni, da emerito sconosciuto a signore delle preferenze in Lombardia. Massimo Ponzoni (PdL), che è perseguito da un mandato di arresto, fa politica a Desio e la Brianza fin da quando aveva 18 anni e fonda uno dei primi club di Forza Italia. Subito eletto in consiglio comunale, a 27 anni passa, con oltre 8 mila preferenze, al consiglio regionale. Nel 2006 Formigoni lo fa assessore alla protezione civile e poi all’ambiente, il 25 luglio 2008, al posto di Marco Pagnoncelli, dimissionario a seguito dello “scandalo del piano cave di Bergamo” (vedi il nostro dossier su Locatelli, che era il principale beneficiario di questo piano cave ).


Nel 2009 il neo assessore all’ambiente Ponzoni viene obbligato dal TAR ad abbattere due villette abusive, perché costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno: la prima villetta è intestata alla moglie Anna Maria Cocozza, la seconda al cognato e alla suocera.
Ponzoni è ricandidato e rieletto nelle regionali del 2010 (oltre 11mila preferenze) e subito dopo viene raggiunto da un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta per il crac di una sua azienda, l’immobiliare Pellicano, cioè la stessa inchiesta che ha portato la Procura di Monza ad emettere oggi mandato di arresto. Questo caso compromette la sua riconferma ad assessore e difatti viene posto nell’ufficio di presidenza del consiglio regionale, dove comunque percepisce indennizzi maggiori che da semplice consigliere regionale. Ma non c’è solo l’indagine per bancarotta. Secondo quanto risulta sia a noi sia al Il Fatto Quotidiano, Ponzoni ha suscitato l’attenzione degli inquirenti, anche per i suoi rapporti con alcuni referenti del potente clan n’dranghetista degli Iamonte-Moscato, calabresi da anni impiantati al nord nella zona di Desio.
Nei verbali dell’inchiesta “Star Wars”, che porta all’arresto nell’agosto 2008 di Fortunato Stellitano, del clan Iamonte-Moscato, con l’accusa di traffico illegale di rifiuti speciali e tossici perché sversava, e poi occultava, nelle cave della Brianza veleni come piombo, cromo ecc… (proprio le stesse modalità di cui è accusato Locatelli e Compagnia) compare il nome “Massimo”. Stellitano è al telefono con Cannarozzo, altra famiglia legata ad un clan di Gela, e parlano del sequestro di un terreno a Desio. Cannarozzo dice “Hanno sequestrato il terreno e adesso vogliono fare la bonifica”. Stellitano lo tranquillizza: “Adesso noi la bonifica, per quello che abbiamo buttato, da martedì iniziamo a farla”. .. “Martedì vado a trovare Massimo e mi faccio fare lo svincolo, che è l’assessore all’ambiente, ed è a posto. Poi, se vogliono che bonifichiamo anche sotto, ancora meglio”. I tabulati registrano contatti tra Stellitano e il cellulare di Ponzoni. I due non solo si telefonavano, ma s’incontravano regolarmente. Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Monza Stellitano ha raccontato di alcuni incontri con l’assessore Massimo Ponzoni in un bar di Desio. Aggiungono gli investigatori : “In seguito alle telefonate con Domenico Cannarozzo, Fortunato Stellitano ha più volte tentato di contattare un personaggio di rilievo a livello regionale”.
L’indagine sull’immobiliare Il Pellicano coinvolge Massimo Buscemi, ex assessore molto vicino a Formigoni e nostra vecchia conoscenza visto che era l’assessore alla partita per le discariche nella precedente legislatura, e Giorgio Pozzi, entrambi soci di Ponzoni nell’immobiliare ‘Il Pellicano’. E coinvolge anche l’ex assessore provinciale di Pavia Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare Pdl Giancarlo Abelli, ora consigliere regionale. Gariboldi ha patteggiato una pena di 2 anni per riciclaggio, dopo essere stata arrestata per lo scandalo delle bonifiche di Giuseppe Grossi. E il cerchio si chiude. Nell’immobiliare ‘Il Pellicano’ Ponzoni aveva come soci, oltre Buscemi e Pozzi, anche la Gariboldi. Nel luglio 2009 i tre soci escono dalla società. Nel gennaio 2010, il fallimento. Dalle casse della società scompaiono 200 mila euro. Accusato di averli fatti sparire, emettendo fatture false, è Ponzoni, aiutato dalla sua ex moglie, dal cognato Argentino Cocozza e dal commercialista Sergio Pennati (ora in carcere). C’era una banca pronta (prima che arrivassero i magistrati) a salvare la Pellicano dal fallimento: il Credito bergamasco, Istituto che aveva nel consiglio d’amministrazione Giuseppe Grossi, il “re delle bonifiche”.
Ricordiamo ancora una volta: Ponzoni, Pagnoncelli, Pozzi, Buscemi (tutti uomini legati a Formigoni) sono stati tutti rieletti alle ultime elezioni regionali del 2010.
Alla luce di questi fatti dobbiamo dedurre che nel consiglio regionale della Lombardia c’è un settore che è una vera e propria associazione a delinquere di stampo n’dranghetista e mafioso. Come avevamo preannunciato nel nostro ultimo comunicato stampa, gli sviluppi clamorosi delle tre inchieste in corso in Lombardia si stanno verificando. Infatti il mandato di arresto contro Ponzoni conferma quanto avevamo scritto nel nostro dossier quasi due anni orsono e presentato alla Magistratura. In Lombardia sono in corso tre inchieste importanti: una su traffico di rifiuti illeciti, una su n’drangheta e corruzione e l’altra su bancarotta e illeciti finanziari di varia natura.
Queste tre indagini hanno oggettivamente profondi legami tra loro (discariche, corruzione ecc…), i politici coinvolti ricoprivano, quasi sempre, in tempi diversi gli stessi ruoli, la n’drangheta aleggia su ogni operazione come risulta dai verbali degli inquirenti. In tutto questo l’impresa Locatelli è quasi sempre presente coi i suoi affari e malaffari. Una liaision azzurra (legame azzurro) unifica tutto questo: i politici indagati sono tutti uomini strettamente legati a Formigoni. E’ per questo che noi, e ci auguriamo che i partiti dell’opposizione facciano altrettanto, chiediamo le dimissioni di questo signore il quale non poteva non sapere, e se non sapeva era ed è inadeguato a rimanere al suo posto.
…Alle prossime puntate. Chi sarà il prossimo inquisito?

Mariella Megna
Giorgio Riboldi
Cittadini contro l’amianto