Fronte orientale – Privatizzazioni e tagli al welfare, dopo Bucarest scontri a Brasov e Timisoara. Le proteste dopo le dimissioni di Raed Arafat, viceministro della sanità. Polizia scatenata.
di Gianluca Falco da Il Manifesto
In strada per difendersi dalle privatizzazioni selvagge o, se volete, per difendere gli ultimi brandelli dello stato sociale. La Romania è in gran fermento. Quattro giorni di proteste che non avranno avuto i grandi numeri della rivoluzione per eccellenza in questa enclave latina nei Balcani – quella dell’89 -, ma che sono state continue e che ancora ieri sera si facevano sentire. A Bucarest come a Brasov, a Timisoara come a Cluj e a Sibiu e cosi via in 10 judeti (le province) del paese. 15.000 persone per sfogare la rabbia contro il governo (coalizione di centro-destra appoggiata anche dalla minoranza magiara) e contro il presidente Basescu, la cui popolarità è in caduta libera. Stesso scenario che negli altri paesi d’Europa. La stagnazione economica che fa il gioco del Fmi, il prestito richiesto, i conseguenti tagli violenti e massicci per garantire la restituzione. Misure di austerity che hanno colpito insegnanti, dipendenti statali, pensionati, perfino quelli della rivoluzione dell’89 che si sono visti dimezzare da un giorno all’altro il contributo che lo stato gli riconosceva. Quelli che insomma già facevano una fatica matta ad arrivare a fine mese. Ma gli slogan dei manifestanti riguardavno anche la dilagante corruzione nel paese.
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