Il 3-4-5-6 aprile nell’ ex consorzio agrario di Poncarale, ha preso forma e vita una Zona Temporaneamente Autonoma (dal sistema).
In quello spazio-tempo abbiamo tentato di sviluppare una situazione sociale svincolata dalla speculazione e dal profitto, di sperimentare una partecipazione libera, orizzontale e spontanea, di esprimerci nella totale libertà superando e distruggendo le prigioni mentali che il sistema ci impone, di gestirci in autonomia senza bisogno di tutori, istituzioni, sbirri e politicanti.
Per 4 giorni l’ ex consorzio agrario è rinato, le sue mura hanno vibrato per la nostra presenza e hanno ospitato concerti e musica, assemblee, proiezioni, pasti popolari, socialità, contro-cultura (culture e pratiche nate in opposizione al potere dominante), il tutto in totale libertà espressiva.
I media di regime non hanno tardato nel diffondere la loro versione disinformata e distorta dei fatti, descrivendo un’ iniziativa fatta di eccessi pericolosi, di sporcizia e di degrado firmata da fantomatici “gruppi antagonisti”.
La disinformazione continua quando il 19 aprile il consorzio viene riutilizzato e l’evento viene attribuito erroneamente agli “stessi gruppi antagonisti”.
Ai commentari giornalistici sui fatti si aggiungono anche le dichiarazioni del sindaco di Poncarale che afferma:
<<Addirittura paradossale: mentre i volontari si occupano di ripulire il paese in occasione della “giornata del verde pulito” indetta per oggi 19 aprile dalla Regione Lombardia al fine di realizzare azioni concrete di pulizia, un’orda di balordi concretizza l’azione esattamente opposta vanificando l’operazione dei volontari. Ma aggiungo è già la seconda volta che succede senza che vengano presi provvedimenti più seri e decisi che tolgano a questi giovinastri la voglia di ritornare. Difendo le forze dell’ordine impiegate sul posto, specificando che la situazione è stata comunque e continuamente sotto controllo.
“…”
Ma di fronte a tutto ciò, la mia coscienza mi obbliga ad esternare tutta la mia irritazione per la situazione. Gente sul tetto a ballare, pareti imbrattate, sporco ovunque danneggiamenti in tutta l’area circostante. Non riesco a sciogliere il rincrescimento che avverto per la tolleranza comunque più in generale dimostrata dalle forze dell’ordine in questa occasione contro questi teppisti che si permettono di sfregiare selvaggiamente il territorio in cui vivo, facendosi beffa di regolamenti, leggi Soprattutto facendosi beffa delle tante brave persone che qui abitano e non riescono a capacitarsi dell’accaduto e di quest’atmosfera surreale calata sulla comunità. Da ultimo esprimo ancora tutto il mio rammarico: nel mio Comune è stata celebrata e si sta celebrando una festa all’insegna di ogni eccesso, una vera e propria zona franca all’interno della quale si compie tutto ciò contro il quale ci battiamo ogni giorno noi adulti genitori responsabili. Non posso accettare che il cattivo esempio abbia il sopravvento e non posso accettare che, come mi sono sentito ripetere a più riprese “ci scusiamo ma non si può fare altro che prendere nomi e targhe per procedere a denunciare tutti quanti”. Che paese siamo se a scusarsi sono le forze dell’ordine e non chi ha commesso il reato? Auguro all’Italia che questa situazioni si ribalti e a me che le mie proteste vengano accolte
e si ripristini l’ordine al più presto.>>Disgustati da tanta ipocrisia e disinformazione non possiamo esimerci dal voler precisare qualche dettaglio.
Si parla di degrado, distruzione e sporcizia contrapponendoci ai “bravi cittadini” che raccolgono rifiuti nella giornata “del pulito” indetta dalla regione.
Per quanto riguarda scritte sui muri e vetri rotti, ci si è dimenticati di dire che lo stabile dell’ ex consorzio deve essere abbattuto e che quindi i danni alla struttura sono irrisori.
I partecipanti alla t.a.z. hanno potuto esprimere i loro pensieri e la loro creatività attraverso scritte e disegni sui muri appagando la propria esigenza comunicativa, o sfogare su quegli stessi muri la rabbia, lo sdegno e il senso di inadeguatezza che lo stato ogni giorno ci inocula attraverso la sua violenza, lo sfruttamento e la repressione.
Abbiamo sperimentato per una volta l’esperienza di essere liberi nel luogo in cui stavamo vivendo… liberi di farlo rivivere, liberi di cambiarlo e liberi di distruggerlo.
Ci risulta altrettanto ridicola la preoccupazione per i rifiuti accatastati all’entrata dello stabile. Tralasciamo pure che l’accumulo dei sacchi neri testimonia il fatto di una pulizia avvenuta (azione anche troppo educata ricordando sempre che l’ edificio deve essere abbattuto), e il trasporto accanto al cancello d’entrata è stato fatto proprio per facilitare il lavoro di recupero degli operatori comunali, in quanto il trasporto all’ esterno di quei rifiuti avrebbe comportato il rischio di una sanzione salatissima per trasporto illecito di rifiuti, come è capitato altre volte a coloro che dopo un’ occupazione si preoccupavano di ripulire l’ edificio (e come raramente accade per chi trasporta davvero illecitamente rifiuti molto più nocivi).
Vogliamo evidenziare l’ipocrisia maliziosa delle istituzioni che tanto si preoccupano per questi fatti quanto sono indifferenti (o peggio segretamente solidali), a tutto ciò che ha fatto diventare la zona bresciana la “terra dei fuochi del Nord”.
La Provincia che promuove le giornate del “pulito” e del “verde pubblico” è la stessa che ha approvato illecitamente discariche di ogni sorta sul territorio (come ci ricorda il caso Formigoni-Niccoli Cristiani ad esempio), la stessa che appoggia l’ inceneritore, la stessa che sta promuovendo la realizzazione dei tratti Alta Velocità, la stessa che antepone costantemente la speculazione e il fatturato all’ ambiente e alla salute pubblica.
Da parte nostra che quotidianamente siamo impegnati e coinvolti nella difesa reale del territorio dalla speculazione e dal degrado risulta inaccettabile tale strumentalizzazione mascherata da toni ecologisti e mossa da chi nell’ambiente circostante vede solo altre occasioni di guadagno finanziario.
Il nostro unico rammarico è quello di non aver potuto differenziare i rifiuti, accortezza che sarebbe risultata inutile di fronte alle linee dell’ inceneritore bresciano che, per rimanere pienamente attive, bruciano secondo necessità di profitto anche la differenziata.Oltre a questo aspetto ecologico, la disinformazione e l’ipocrisia dominano in ogni riga scritta dai media a riguardo dell’ iniziativa. Si parla di eccessi e consumi incontrollati di sostanze psicoattive, di una “tribù che sballa” senza altri interessi, di una situazione che fa della tossicomania la propria bandiera.
Non ci stancheremo mai di ripetere che questa società è la madre di tutte le tossicomanie e tossicità. Infatti i problemi correlati agli abusi di sostanze e alle tossicodipendenze sono ormai dilaganti e onnipresenti e non certo solo relegate a certi ambienti. Le sostanze sono ormai diffuse ovunque: nelle discoteche, nei locali, nei bar, nelle scuole, nei vicoli e nei palazzi del potere.
Di fronte a questa emergenza sociale lo stato italiano (primo partner delle narcomafie che hanno il controllo del mercato nero delle sostanze), si nasconde dietro a retoriche e leggi proibizioniste totalmente inadeguate ed inefficaci, utili solo a garantire la piazza agli attuali grandi spacciatori.
Noi siamo da sempre ANTIPROIBIZIONISTI e sensibili verso ogni abuso. Crediamo nella libertà totale di scelta per la propria vita, purchè sia scelta cosciente e fatta nel rispetto dell’ altro (inteso sia come individui che come ambiente). Non siamo ne tossici, ne spacciatori, ne proibizionisti. Siamo individui liberi che credono nella libertà e la praticano come stile di vita. In quanto tali ci contrapponiamo ad ogni spacciatore, compresi quelli in camice bianco previsti dalla legge e nascosti dietro ai “trattamenti sanitari obbligatori”, che ogni anno costringono migliaia di persone all’ assunzione a vita di psicofarmaci nell’ interesse unico delle aziende farmaceutiche.
Per questo nella zona temporaneamente autonoma erano presenti anche collettivi antiproibizionisti e di riduzione del danno, formati nel primo soccorso e nell’ analisi delle sostanze e da sempre impegnati in un lavoro di informazione reale sul tema e nello sviluppo di una cultura capace di superare il “problema droga” combattendo la visione delle sostanze psicoattive come merce da supermercato e cercando di ricostruire un ruolo ed un contesto adeguato e legittimo al consumo di sostanze psicoattive per coloro che decidono di intraprendere questa esperienza.
Per questo abbiamo svolto anche assemblee e proiettato filmati riguardanti l’antiproibizionismo e l’antipsichiatria. Le nostre armi per combattere questo problema non sono la legge, il manganello e la gattabuia ma l’informazione, il dialogo e il confronto.
Il risultato costruttivo di tale approccio è dimostrato dai fatti: in 4 giorni di libertà ed autogestione vissute da migliaia di individui non vi è stato mai bisogno dell’ intervento di polizia o ambulanza, se non per un unico caso avvenuto esternamente all’ area della t.a.z. quindi al di fuori delle nostre possibilità di autogestione.
Ovviamente i giornali hanno dato infinitamente più risalto a quest’ unico caso isolato che al risultato complessivo, ma si sa: “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” e poco ci importa di quello che possono scrivere gli strumenti di (dis)informazione del potereBenchè le dichiarazioni del sindaco vengano di seguito all’
evento del 19 aprile, realizzato da individui diversi e con fini diversi dall’occupazione del 3-4-5-6, ci sentiamo comunque chiamati pubblicamente in causa, vista la disinformazione che ha attribuito il secondo evento svoltosi nell’area agli “stessi antagonisti” della prima occupazione. Su quest’ aspetto ci preme fare un’ ultima precisazione: L‘occupazione svoltasi a Poncarale dal 3 al 6 Aprile non è assolutamente paragonabile all’evento del 19 aprile. L’unica cosa che ha accomunato queste giornate è stata la presenza di musica ad alto volume.
Una Zona Temporaneamente Autonoma non è un Rave Party e viceversa.
Per quanto alcuni elementi estetici possano richiamarsi tra le due iniziative esistono alcune sostanziali differenze.
Durante la t.a.z. abbiamo scoraggiato ogni forma di business finalizzata al profitto e nessuno tra coloro che hanno partecipato mettendo a disposizione impianti, energie e competenze ha avuto alcuna forma di guadagno monetario, nella t.a.z. il nostro filo conduttore non era un genere musicale ma la pratica di un’ alternativa, abbiamo tentato di diffondere percorsi e temi in reale opposizione al sistema dominante.
In sostanza una t.a.z. ha una coscienza politica come base stessa dell’iniziativa, che si traduce in forme e contenuti che difficilmente possono essere colti da chi è esterno alla Zona Autonoma. Nel rave party invece, per come è concepito e vissuto oggi, non solo non vi è alcuna coscienza politica ma questa viene addirittura rinnegata e disprezzata.
Una t.a.z. non significa assenza di gestione ma pura autogestione, a differenza del rave party. Per questi motivi, per noi il rave party contemporaneo (non lo spirito che iniziò a diffondersi negli anni ’90), rappresenta la strumentalizzazione, la massificazione e la commercializzazione di quella che è nata come una pratica di opposizione e che, attraverso questi processi, si è trasformata sempre più nell’ ennesima moda consumista perfettamente integrata nei meccanismi (economici e sociali), del sistema dominante.
Siamo coscienti che ai più risulta difficile comprendere questa differenza, che non ci stanchiamo mai di rimarcare.
Non ci illudiamo di far comprendere ciò ai media che sono i primi a perpetuare, più o meno volutamente, questa e altre strumentalizzazioni ed inesattezze.
Speriamo di arrivare almeno a far comprendere ciò a qualche partecipante, visto che siamo le prime vittime della confusione mediatica, come ha dimostrato la notte tra il 5 e il 6 aprile quando, alla t.a.z. sono arrivati migliaia di giovani sgomberati dai raves che, non conoscendo l’origine e il senso dell’ iniziativa vi hanno partecipato confondendolo per “il rave di pasqua del Nord Italia” rischiando così di snaturare il senso stesso dell’ iniziativa, ma ritrovandosi poi per lo più assorbiti nel contesto dell’ autogestione.
Rimandiamo al primo cittadino le accuse di balordaggine, viste le ridicole dichiarazioni rilasciate. Ci chiediamo inoltre che persone sono a detenere il potere se gli sbirri si devono scusare per il fatto che non possono spaccarci la testa per un occupazione, ma possono “solo“ identificarci e procedere con la denuncia appropriata?
Che paese è se un primo cittadino si preoccupa e si indigna più per “muri imbrattati” e “gente che balla sui tetti”, che per l’imperversare di una spaventosa crisi economico-sociale–ambientale o per la presenza di rifiuti tossici in ogni dove e di infiniti scheletri di industrie abbandonate che si prestano a diventare nuove discariche abusive?
Dov’era lo sdegno del sindaco verso coloro che “sfregiano selvaggiamente il suo territorio” quando il PCB della Caffaro contaminava le falde? E quando l’inceneritore ha iniziato a importare rifiuti da tutta Italia?
Siamo certi che il sindaco si nasconderà dietro al campanilismo del suo ruolo istituzionale… <<non è di mia competenza>>… dimenticando che terra, acqua e aria se ne infischiano dei confini comunali e un problema di Brescia è anche un problema di Poncarale.
Piu in generale possiamo dire di non aver mai visto o sentito il sindaco di Poncarale impegnato o esposto in qualsiasi iniziativa concreta di salvaguardia del territorio se non con qualche comparsata utile alla propria propaganda, in qualche evento di rito come l’inutile e deridibile “giornata del verde pulito” del 19 aprile.
In tutto questo almeno qualcosa di vero è stato scritto: Siamo antagonisti alla VOSTRA civiltà!
Non siamo noi ad esserci definiti così, d’altronde a noi poco importa di darci una definizione con un’ etichetta, che invece è indispensabile per i media al fine di strumentalizzare e distorcere la realtà.
Noi siamo tutte queste categorie vuote ed inesistenti: “teppisti”, “antagonisti”, “black bloc”, “anarchici” e realmente non siamo nulla di tutto ciò.
Siamo individui che vivono a fondo e con coscienza le proprie scelte, siamo resistenti sempre pronti a saccheggiare, boicottare, sabotare e sovvertire questo sistema.
Firmato: tanti felici signor nessuno in un mondo che ti intima di “essere qualcuno”