Ieri pomeriggio tre disoccupati si sono immolati a Rabat e versano ora in gravissime condizioni.
Dopo 12 giorni di sit-in partecipatissimo sul tetto del ministero dell’educazione marocchino, e constatata ancora una volta l’indisponibilità delle autorità ad ascoltare le rivendicazioni dell’iniziativa organizzata dai diplomati disoccupati, tre giovani manifestanti hanno scelto di darsi fuoco per esprimere la propria collera contro le istituzioni. Sembra che il motivo scatenante sia stato il rifiuto del ministero di far pervenire al presidio acqua e cibo indispensabili per continuare l’iniziativa. A quel punto la decisione di scendere in strada e portare per le vie del centro della città la rabbia della protesta. Ma una volta dispersa violentemente la manifestazione dalla polizia in tre si sono cosparsi di benzina e in poco tempo erano già avvolti completamente delle fiamme.
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Roghi marocchini: tre disoccupati si immolano a Rabat
Il TGV tra Torino e Lione c’è già e funziona bene! Ma dai?!
Sui quotidiani Repubblica e Stampa nelle edizioni locali oggi spadroneggia la notizia che il nuovo servizio offerto dalle ferrovie francesi funziona e anche bene, per numero di utenti e bilancio econimico attivo. Cerchiamo di partire però con ordine nell’analizzare questa notizia. Il tgv Torino Lione o meglio Milano-Torino-Lione-Parigi funziona ormai da anni, è molto comodo, veloce e copre una utenza passeggeri stabile nel tempo. Dallo scorso inverno trenitalia ha abbandonato questo servizio che riteneva in perdita chiudendo le sue tratte. SNCF con una intelligente analisi di mercato ha deciso di investire invece su questo servizio proponendo da dicembre tre treni al giorno in entrambe le direzioni della tratta. Per promuovere questo servizio ha offerto ai passeggeri dei biglietti a prezzo agevolato fino alla fine del mese al prezzo di 25 euro. Trenitalia per non smentirsi ha deciso di boicottare con ogni mezzo il concorrente francese eliminando dalle sue biglietterie la possibilità di acquisto. Spieghiamoci meglio, i treni partono da Milano, fermano a Torino, arrivano a Parigi tre volte al giorno ma un passeggero che sale nelle stazioni italiane non trova i biglietti e deve acquistarli in rete. PROSEGUI LA LETTURA »
Milano – Notizie dal lager di via Corelli
riceviamo e diffondiamo:
Solite sono le perquisizioni seguite da violenti pestaggi. Nella mattinata del 16/12/2011 in una sezione un recluso, appena arrivato, incendia la camera e viene portato via, purtroppo non si riesce a risalire né al nome né se sia stato arrestato o portato altrove.
Il 22/12/2011 alle due di notte vengono bruciate due camere ed i bagni, una persona viene arrestata e portata a San Vittore con l’accusa di incendio doloso. Siamo in attesa della data del processo non ancora stabilita, appena ne saremo a conoscenza verrà divulgata. Ai primi di gennaio un’altra persona, appena arrivata, incendia il materasso della sua camera e viene arrestata, purtroppo anche di questa non si è riusciti a risalire al nome.
Altre notizie di quello che accade dentro quelle mura sono la mancanza di assistenza medica, scarsa alimentazione, minacce di arresto da parte dell’ispettore, senza alcuna motivazione, un tentato suicidio, gesti di autolesionismo; ai colloqui ci sono stati episodi di violenza fisica da parte dei militari nei confronti dei reclusi con schiaffi per evitare e negare il contatto fisico, abbracci, carezze, baci. Intanto continuano le
espulsioni seguite da nuovi arrivi per riempire tutte le sezioni.
Il 15/01/2012 dopo una perquisizione, dove sono stati trovati cellulari e carica batterie prontamente sequestrati, nella sezione E, si scatena la ribellione, incendiano tutti i materassi, interviene la polizia che arresta tutta la sezione, ben 27 persone. Siamo a conoscenza del nome di uno degli arrestati, tramite sua moglie che ci aggiornerà per quanto riguarda il processo. Tra ieri e oggi ci sono state le convalide d’arresto.
Abbiamo deciso e proviamo a rompere l’indifferenza verso questa quotidianità iniqua e crudele. Leviamo la voce e agiamo contro i potenti che vogliono gestire la nostra vita. Ma la nostra vita appartiene solo a
noi, così come la nostra libertà, non dobbiamo fare altro che riprenderci ciò che ci spetta. Spezziamo l’isolamento, sostegno ai rivoltosi!
Buttiamoli fuori bordo, cazzo!
Sinistra d’Egitto
Le piazze d’Egitto continuano a rifiutare la normalizzazione del processo rivoluzionario. Ed è in queste piazze che la presenza della sinistra può ancora risaltare ed essere decisiva nelle prossime difficili sfide che attendono l’Egitto.
Articolo tratto da www.nena-news.globalist.it
Il Cairo, 18 gennaio 2012, Nena News – I risultati finali delle prime elezioni parlamentari dell’Egitto post-Mubarak non sono stati ancora annunciati, ma con solo settanta seggi all’incirca ancora da aggiudicare su 498, nei ballottaggi dell’ultimo turno e dove i risultati erano stati annullati per irregolarità, è chiara la fisionomia dell’Assemblea che si riunirà per la prima volta il prossimo 23 gennaio. Giustizia e libertà, il partito dei Fratelli musulmani, raggiungerà una maggioranza relativa di circa il 45%, seguito a distanza dal partito salafita el-Nur. Nel nuovo parlamento, la presenza della sinistra, come quella delle donne egiziane, sarà molto limitata. Difatti, la coalizione «la Rivoluzione continua», che presentava un programma spiccatamente di sinistra, dovrebbe ottenere una decina di seggi, mentre i due partiti di centro-sinistra, il vecchio Tagammu e il nuovo social-democratico, sono in posizione nettamente subordinata rispetto ai liberali con cui hanno formato l’alleanza del «Blocco egiziano», che dovrebbe raggiungere circa 40 deputati.
28/29 Gennaio, week-end di lotta e informazione per i Giovani No-Tav
E’ per il 28 e il 29 gennaio, l’invito del comitato giovani no tav al movimento intero. Nell’ultimo wek-end del mese il comitato giovani, organizza la sua due giorni. Due giorni in cui si recheranno in valle studenti da tutte le parti d’Italia per dissetare la loro sete d’informazione sulla questione dell’alta velocità in valle di susa. Due giorni che saranno ricchi di iniziative, con un programma che prevede, assemblee,dibattiti, concerti e polentata in Clarea. A breve il comitato che da alcuni mesi si occupa di organizzare e informare le realtà giovanili contrarie alla tav nella nostra valle, farà uscire il programma dettagliato della due giorni. Nel frattempo invitiamo tutt* a non prendere impegni per il 28 e il 29. è invitato tutto il movimento a partecipare a questa giovane iniziativa .
OWS: Occupy Everything
di PAOLO CARPIGNANO
Forse era nell’aria: l’aria di primavera dei paesi arabi, o l’aria della Puerta del Sol di Madrid, o del Rothchild Boulevard di Tel Aviv, tutti avvenimenti che presagivano un anno caldo a livello globale. Ma quando a New York è scoppiata Occupy Wall Street (la metafora della esplosione sembra moto più appropiata), si è avuta subito la sensazione che non si trattasse di una ventata di attivismo, di un altro episodio dell’ «anno della protesta» come lo ha definito Time magazine, ma di un avvenimento trasformatore, un «game changing», un cambiamento delle regole del gioco.
Non che nel contesto americano non ci fossero stati in quest’anno dei precedenti. Primo fra tutti, le grandi manifestazioni e l’assedio del Congresso dello stato del Winsconsin, nello scorso inverno. In quell’occasione si erano viste le prime crepe alla «risoluzione» neoliberale della grande crisi. Il governatore Scott Walker, forte di una vittoria elettorale finanziata da interessi a livello nazionale che volevano fare del suo stato un test della politica repubblicana conservatrice, e sulla scia dei successi del movimento del Tea Party e delle vittorie repubblicane al Congresso, aveva proposto un progetto di riforme strutturali tutte incentrate sulla politica dei sacrifici e sulla responsabilità fiscale; in realtà un attacco diretto a quello che rimaneva delle organizzazioni sindacali fra i lavoratori del pubblico impiego i cui contratti venivano di fatto abrogati. La reazione fu tanto inaspettata quanto massiccia tanto da essere chiamata la Piazza Tharir americana. Ma per quanto importanti e significative, le lotte riguardavano dei temi sostanzialmente difensivi, sindacali. Alla fine tutte le energie si sono concentrate sulle elezioni locali nel tentativo in parte riuscito di revocare le elezioni di alcuni deputati e dello stesso governatore, tutte attività ancora all’interno del sistema elettorale.
Megavideo – Rappresaglia di Anonymous, il messaggio tradotto
Anonymous attacca il Governo degli Stati Uniti per la chiusura di Megavideo e Megaupload.
Ecco il comunicato ufficiale di Anonymous, tradotto in italiano, da cui è nata la protesta che ha mandato down nelle ultime ore:
Whitehouse.Gov – Casa Bianca
Justice.Gov – Dipartimento di Giustizia
Copyright.Gov – Tutela del Copyright, sito governativo USA
FBI.Gov – Parla da sè
RIAA.com – Discografici americani associati
E un largo numero di siti web. Gli Anonymous si stanno coordinando su Twitter usando l’hashtag #megavideo e #opmegavideo, oltre 10.000 persone hanno preso parte all’attacco utilizzando LOIC, il programma che gli Anonymous hanno sempre utilizzato per intasare di richieste i siti web bersaglio, mandandoli così fuori servizio.
Ecco il comunicato ufficiale di Anonymous in merito alla chiusura di Megavideo:
Cittadini degli Stati Uniti d’America, siamo Anonymous. PROSEGUI LA LETTURA »
Tunisia, un anno dopo
Intervista a Fathi Chamkhi di Attac Tunisia che spiega la normalizzazione imposta dal partito islamista al potere ma anche le potenzialità di una rivoluzione che non è finita
A un anno dallo scoppio della rivoluzione tunisina, che ha portato alla caduta di Ben Ali, abbiamo intervistato Fathi Chamkhi che fa parte di Raid Attac della Tunisia e ora anche del Cadtm, associazione internazionale che sta portando avanti la battaglia per l’annullamento del debito.
Ad un anno dalla cacciata di Ben Alì si può fare un primo bilancio rispetto agli obbiettivi della rivoluzione? Quali sono stati i cambiamenti a tuo avviso più importanti e le istanze che invece non si sono ancora realizzate?
La lotta dei lavoratori della Fincantieri
La lotta dei lavoratori dei cantieri di Sestri Ponente e di Palermo in corso dallo scorso giugno (presentazione del Piano Bono), che è culminata con la recente occupazione dell’aeroporto di Genova da parte degli operai e che si sta svolgendo ancora in queste ore con scioperi e blocchi stradali, ha per ora ottenuto una convocazione a Roma. L’incontro con il Governo, rappresentato dal ministro Passera, non solo non ha dato risposte certe e garanzie alle migliaia di lavoratori in procinto di andare in cassa integrazione, tra i quali diverse centinaia (a Genova e Castellammare di Stabia), con la prospettiva di non poter tornare più al lavoro per la chiusura definitiva degli stabilimenti, ma non ha nemmeno rilanciato la proposta di una ripartizione dl lavoro tra cantieri (già praticata in passato senza problemi), che consentirebbe la sopravvivenza di quelli a rischio chiusura fino a nuove commesse. E ai dipendenti Fincantieri a rischio vanno aggiunti altrettanti lavoratori di ditte appaltatrici, che anzi in alcuni cantieri li superano per numero.