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Milano – Notizie dal lager di via Corelli

riceviamo e diffondiamo:

Solite sono le perquisizioni seguite da violenti pestaggi. Nella mattinata del 16/12/2011 in una sezione un recluso, appena arrivato, incendia la camera e viene portato via, purtroppo non si riesce a risalire né al nome né se sia stato arrestato o portato altrove.
Il 22/12/2011 alle due di notte vengono bruciate due camere ed i bagni, una persona viene arrestata e portata a San Vittore con l’accusa di incendio doloso. Siamo in attesa della data del processo non ancora stabilita, appena ne saremo a conoscenza verrà divulgata. Ai primi di gennaio un’altra persona, appena arrivata, incendia il materasso della sua camera e viene arrestata, purtroppo anche di questa non si è riusciti a risalire al nome.
Altre notizie di quello che accade dentro quelle mura sono la mancanza di assistenza medica, scarsa alimentazione, minacce di arresto da parte dell’ispettore, senza alcuna motivazione, un tentato suicidio, gesti di autolesionismo; ai colloqui ci sono stati episodi di violenza fisica da parte dei militari nei confronti dei reclusi con schiaffi per evitare e negare il contatto fisico, abbracci, carezze, baci. Intanto continuano le
espulsioni seguite da nuovi arrivi per riempire tutte le sezioni.
Il 15/01/2012 dopo una perquisizione, dove sono stati trovati cellulari e carica batterie prontamente sequestrati, nella sezione E, si scatena la ribellione, incendiano tutti i materassi, interviene la polizia che arresta tutta la sezione, ben 27 persone. Siamo a conoscenza del nome di uno degli arrestati, tramite sua moglie che ci aggiornerà per quanto riguarda il processo. Tra ieri e oggi ci sono state le convalide d’arresto.
Abbiamo deciso e proviamo a rompere l’indifferenza verso questa quotidianità iniqua e crudele. Leviamo la voce e agiamo contro i potenti che vogliono gestire la nostra vita. Ma la nostra vita appartiene solo a
noi, così come la nostra libertà, non dobbiamo fare altro che riprenderci ciò che ci spetta. Spezziamo l’isolamento, sostegno ai rivoltosi!

Buttiamoli fuori bordo, cazzo!

Quel che è accaduto all’isola del Giglio, l’incredibile naufragio di una nave da crociera a pochi metri dalla costa, è proprio una metafora del mondo in cui viviamo.
Un’imbarcazione mastodontica, gioiello dell’industria navale, con tutti i confort, ipertecnologica, adibita al trasporto di persone a fini di puro divertimento. Più che una nave, un albergo galleggiante. Un vero e proprio simbolo del lusso e dello sfarzo, ma di quel lusso e di quello sfarzo finti e stucchevoli, alla portata di molte tasche. I veri ricchi, si sa, non viaggiano su navi da crociera, possiedono le proprie imbarcazioni private. Non si mescolano coi cafoni arricchiti, con quella classe media che si può permettere di sborsare un migliaio di euro per una crociera. Una settimana di “piacere” organizzato, patinato, catalogato, per sentirsi al di sopra dell’inferno in cui si danna il volgo innumere, per sentirsi alle porte del paradiso dei privilegiati.

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Sinistra d’Egitto

Le piazze d’Egitto continuano a rifiutare la normalizzazione del processo rivoluzionario. Ed è in queste piazze che la presenza della sinistra può ancora risaltare ed essere decisiva nelle prossime difficili sfide che attendono l’Egitto.

Gennaro Gervasio*
da Nena-news

Articolo tratto da www.nena-news.globalist.it
Il Cairo, 18 gennaio 2012, Nena News – I risultati finali delle prime elezioni parlamentari dell’Egitto post-Mubarak non sono stati ancora annunciati, ma con solo settanta seggi all’incirca ancora da aggiudicare su 498, nei ballottaggi dell’ultimo turno e dove i risultati erano stati annullati per irregolarità, è chiara la fisionomia dell’Assemblea che si riunirà per la prima volta il prossimo 23 gennaio. Giustizia e libertà, il partito dei Fratelli musulmani, raggiungerà una maggioranza relativa di circa il 45%, seguito a distanza dal partito salafita el-Nur. Nel nuovo parlamento, la presenza della sinistra, come quella delle donne egiziane, sarà molto limitata. Difatti, la coalizione «la Rivoluzione continua», che presentava un programma spiccatamente di sinistra, dovrebbe ottenere una decina di seggi, mentre i due partiti di centro-sinistra, il vecchio Tagammu e il nuovo social-democratico, sono in posizione nettamente subordinata rispetto ai liberali con cui hanno formato l’alleanza del «Blocco egiziano», che dovrebbe raggiungere circa 40 deputati.

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28/29 Gennaio, week-end di lotta e informazione per i Giovani No-Tav

E’ per il 28 e il 29 gennaio, l’invito del comitato giovani no tav al movimento intero. Nell’ultimo wek-end del mese il comitato giovani, organizza la sua due giorni. Due giorni in cui si recheranno in valle studenti da tutte le parti d’Italia per dissetare la loro sete d’informazione sulla questione dell’alta velocità in valle di susa. Due giorni che saranno ricchi di iniziative, con un programma che prevede, assemblee,dibattiti, concerti e polentata in Clarea. A breve il comitato che da alcuni mesi si occupa di organizzare e informare le realtà giovanili contrarie alla tav nella nostra valle, farà uscire il programma dettagliato della due giorni. Nel frattempo invitiamo tutt* a non prendere impegni per il 28 e il 29. è invitato tutto il movimento a partecipare a questa giovane iniziativa .

OWS: Occupy Everything

di PAOLO CARPIGNANO

Forse era nell’aria: l’aria di primavera dei paesi arabi, o l’aria della Puerta del Sol di Madrid, o del Rothchild Boulevard di Tel Aviv, tutti avvenimenti che presagivano un anno caldo a livello globale. Ma quando a New York è scoppiata Occupy Wall Street (la metafora della esplosione sembra moto più appropiata), si è avuta subito la sensazione che non si trattasse di una ventata di attivismo, di un altro episodio dell’ «anno della protesta» come lo ha definito Time magazine, ma di un avvenimento trasformatore, un «game changing», un cambiamento delle regole del gioco.
Non che nel contesto americano non ci fossero stati in quest’anno dei precedenti. Primo fra tutti, le grandi manifestazioni e l’assedio del Congresso dello stato del Winsconsin, nello scorso inverno. In quell’occasione si erano viste le prime crepe alla «risoluzione» neoliberale della grande crisi. Il governatore  Scott Walker, forte di una vittoria elettorale finanziata da interessi a livello nazionale che volevano fare del suo stato un test della politica repubblicana conservatrice, e sulla scia dei successi del movimento del Tea Party e delle vittorie repubblicane al Congresso, aveva proposto un progetto di riforme strutturali tutte incentrate sulla politica dei sacrifici e sulla responsabilità fiscale; in realtà un attacco diretto a quello che rimaneva delle organizzazioni sindacali fra i lavoratori del pubblico impiego i cui contratti venivano di fatto abrogati. La reazione fu tanto inaspettata quanto massiccia tanto da essere chiamata la Piazza Tharir americana. Ma per quanto importanti e significative, le lotte riguardavano dei temi sostanzialmente difensivi, sindacali. Alla fine tutte le energie si sono concentrate sulle elezioni locali nel tentativo in parte riuscito di revocare le elezioni di alcuni deputati e dello stesso governatore, tutte attività ancora all’interno del sistema elettorale.

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Megavideo – Rappresaglia di Anonymous, il messaggio tradotto

Anonymous attacca il Governo degli Stati Uniti per la chiusura di Megavideo e Megaupload.

Ecco il comunicato ufficiale di Anonymous, tradotto in italiano, da cui è nata la protesta che ha mandato down nelle ultime ore:

Whitehouse.Gov – Casa Bianca
Justice.Gov – Dipartimento di Giustizia
Copyright.Gov – Tutela del Copyright, sito governativo USA
FBI.Gov – Parla da sè
RIAA.com – Discografici americani associati

E un largo numero di siti web. Gli Anonymous si stanno coordinando su Twitter usando l’hashtag #megavideo e #opmegavideo, oltre 10.000 persone hanno preso parte all’attacco utilizzando LOIC, il programma che gli Anonymous hanno sempre utilizzato per intasare di richieste i siti web bersaglio, mandandoli così fuori servizio.

Ecco il comunicato ufficiale di Anonymous in merito alla chiusura di Megavideo:

Cittadini degli Stati Uniti d’America, siamo Anonymous. PROSEGUI LA LETTURA »

L’anonimato è una risorsa

di Marco Calamari – Lo è per il cittadino, ma non per le aziende che vivono di dati da mettere a frutto. Che sfoggiano capriole retoriche per persuadere sudditi

Fa piacere che quando persone note come il CEO di Google fanno affermazioni come quella che “l’anonimato è un rischio che non possiamo permetterci”, provochino quanto meno articoli informativi che ne espongono chiaramente le argomentazioni. Grazie a questi, altri articoli possono metterle in discussione e confutarle.

“L’unica maniera per gestire tutto questo – ha chiosato Schmidt – è attraverso la vera trasparenza e una condizione di nessun anonimato online. In un mondo fatto di minacce asincrone, l’assenza di metodologie di identificazione è troppo pericolosa. Abbiamo bisogno di un servizio di verifica delle identità per le persone. E i governi lo richiederanno”. Ora sicuramente nel testo completo le “minacce asincrone” avranno una migliore precisazione, ma qui stanno a svolgere il ruolo di una citazione fuori contesto, inserita solo per aggiungere parole preoccupanti in dichiarazioni a metà strada tra l’interesse politico e la vera e propria psyop. PROSEGUI LA LETTURA »

Facebook e la privacy del nuovo millennio

di M. Calamari – Non basta fare attenzione, non basta configurare tutto con attenzione. Le tecniche e le tattiche degli impiccioni si fanno sempre più raffinate. Attenti a ciò che cliccate, scattate, pubblicate

Vi ricordate di cose si intendeva per “anonimato” e per “difesa della privacy” una ventina di anni fa? Anzi, per far cifra tonda, alla fine del secondo millennio? Probabilmente no, sia per età relativamente giovane, sia perché i cambiamenti sono stati così grandi e così lenti da renderli difficilmente percepibili. Persino Cassandra è costretta a fare uno sforzo cosciente per percepirli.

“In quei tempi”, infatti, una Rete ormai nell’adolescenza era popolata di due tipi di persone: quelli che si sentivano tranquilli, perché in Rete nessuno in effetti aveva interessi ad intercettarli, e quelli che vivevano, a torto od a ragione, investigatori e/o servizi segreti come potenziali impiccioni, e si mettevano tranquilli con un pizzico di crittografia ottenuta via PGP.

Gestione della privacy naturalmente in prima persona: io la difendo, o io la perdo. Oggi non funziona più così. Assolutamente.In primis oggi la Rete è piena di impiccioni di professione, che per magari legittimi ma anche perversi interessi commerciali e/o di controllo sociale pescano a strascico e sistematicamente i dati del Popolo della Rete. Inoltre, per la sparuta minoranza che ha qualche interesse a tentare di difendere la propria privacy le cose si sono fatte molto ma molto più difficili, soprattutto per il proliferare dei fattori a cui fare attenzione, alcuni decisamente imprevedibili fino a poco tempo fa.
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Globaleaks, oltre Wikileaks

di M. Calamari – Mentre Wikileaks combatte per la sua esistenza, c’è chi sta costruendo un futuro migliore per la “Public Disclosure”

Esistono moltissime persone che ritengono la pubblicazione di informazioni riservate (Public Disclosure), che in certi casi può anche avere effetti immediati negativi, un grande guadagno netto per la società civile. Nella precedente categoria esistono tuttavia persone che hanno criticato da molti punti di vista Wikileaks, il suo funzionamento, e l’operato dei suoi rappresentanti (presenti e passati) più noti, in particolare Julian Assange e Daniel Domscheit-Berg.

Coloro che promuovono o facilitano pubblicamente le attività di Wikileaks ritengono evidentemente che esse siano benefiche e positive: sono nella maggior parte dei casi entità umane come dissidenti politici, cittadini che temono ritorsioni, attivisti dei diritti civili e semplici consumatori.
Le attività di Wikileaks sono invece solitamente poco apprezzate (per usare un eufemismo) da entità non umane come stati ed organizzazioni di vario tipo ed aziende. PROSEGUI LA LETTURA »

Dopo Nicoli Cristiani un altro uomo di Formigoni indagato per gravi reati.

Vediamo di ripercorrere le vicende di Massimo Ponzoni, da emerito sconosciuto a signore delle preferenze in Lombardia. Massimo Ponzoni (PdL), che è perseguito da un mandato di arresto, fa politica a Desio e la Brianza fin da quando aveva 18 anni e fonda uno dei primi club di Forza Italia. Subito eletto in consiglio comunale, a 27 anni passa, con oltre 8 mila preferenze, al consiglio regionale. Nel 2006 Formigoni lo fa assessore alla protezione civile e poi all’ambiente, il 25 luglio 2008, al posto di Marco Pagnoncelli, dimissionario a seguito dello “scandalo del piano cave di Bergamo” (vedi il nostro dossier su Locatelli, che era il principale beneficiario di questo piano cave ).

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