L’approvazione del contestato trattato anticontraffazione da parte di Bruxelles ravviva il fuoco delle polemiche. Ma le proteste sembrano aver avuto l’effetto contrario, almeno in Polonia.
L’Unione Europea ha aderito a Tokyo al trattato internazionale Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Già ratificato da Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Marocco e Corea del Sud, il trattato globale anti-contraffazione che punta ad uniformare le normative nazionali in materia di proprietà intellettuale e a fornire strumenti di cooperazione internazionale in materia di enforcement, ha scatenato non poche discussioni perché dai suoi oppositori è visto come un intollerabile strumento di censura gestito a livello soprannazionale.
FIMI appoggia la sua adozione, strumento che definisce utile per proteggere la proprietà intellettuale “da contraffazione e pirateria, migliorando gli sforzi di cooperazione per affrontare insieme i problemi globali”. Spiega il Presidente di FIMI Enzo Mazza: “Non introduce alcuna nuova normativa repressiva nella UE, ma cerca di armonizzare a livello globale il contrasto alla pirateria commerciale. Non colpisce i singoli utenti e certamente non limita l’accesso alla rete. Con ACTA sarà semplicemente più facile colpire realtà criminali come Megaupload o l’organizzazione camorrista che commercia prodotti contraffatti sul piano transnazionale”.
Agorà Digitale, d’altra parte, ha lanciato una petizione destinata ad essere presentata al Parlamento Europeo. Il presidente Luca Nicotra l’ha definita “una decisione grave”, dal momento che è stata presa a pochi giorni dalle “grandi mobilitazioni in Italia e negli Stati Uniti che hanno mostrato la contrarietà dei cittadini in tutto il mondo contro provvedimenti che, con il pretesto della proprietà intellettuale, impediscono l’accesso ai farmaci dei paesi in via di sviluppo e mettono un bavaglio ad internet”. Nicotra si riferisce alle proteste si sono scatenate contro l’emendamento Fava in Italia e contro SOPA e PIPA negli Stati Uniti, ma anche alla critica proveniente da parte delle “ONG che si occupano dell’accesso ai farmaci, come Oxfam e Heatlh Action International”.
Tra le più dure proteste contro ACTA si registrano poi quelle provenienti dalla Polonia, dove gli hacktivisti collegati con il gruppo Anonymous hanno costretto offline la gran parte dei siti del governo con una serie di attacchi DDoS.
Queste azioni degli hacktivisti, tuttavia, potrebbero risultare controproducenti: da un account Twitter legato al gruppo Anonymous e un post su Pastebin arriva la richiesta per gli hacker polacchi di fermarsi per lasciar trovare una soluzione alla politica. In particolare, infatti, secondo le organizzazioni non governative locali, i DDoS sarebbe stati visti dal Governo come una pressione e una minaccia inaccettabile e avrebbero ottenuto l’effetto contrario spingendo verso l’adozione di ACTA. Vero o no, avrebbe comunque dato alle autorità una scusa per interrompere le negoziazioni con le parti interessate a fermare la sottoscrizione del trattato internazionale.
Claudio Tamburrino