Ieri pomeriggio tre disoccupati si sono immolati a Rabat e versano ora in gravissime condizioni.
Dopo 12 giorni di sit-in partecipatissimo sul tetto del ministero dell’educazione marocchino, e constatata ancora una volta l’indisponibilità delle autorità ad ascoltare le rivendicazioni dell’iniziativa organizzata dai diplomati disoccupati, tre giovani manifestanti hanno scelto di darsi fuoco per esprimere la propria collera contro le istituzioni. Sembra che il motivo scatenante sia stato il rifiuto del ministero di far pervenire al presidio acqua e cibo indispensabili per continuare l’iniziativa. A quel punto la decisione di scendere in strada e portare per le vie del centro della città la rabbia della protesta. Ma una volta dispersa violentemente la manifestazione dalla polizia in tre si sono cosparsi di benzina e in poco tempo erano già avvolti completamente delle fiamme.
Alle origini dell’iniziativa ci sono i contestati bandi d’assunzione promessi lo scorso anno dal ministero ma ancora non divulgati.
Anche il Marocco dopo la Tunisia e l’Egitto è stato ed è attraversato da movimenti di massa contro le autorità che in prima battuta hanno tentato di calmare la piazza realizzando alcune riforme nell’amministrazione e nelle istituzioni del regno. Eppure la questione sempre inevasa di una reale redistribuzione delle ricchezze, leitmotiv delle transizioni democratiche e delle riforme nei regimi magrebini, torna a farsi pericolosamente sentire alla corte di Re Mohammed VI nella forma dell’immolazione di tre giovanissimi disoccupati diplomati. Nei giorni precedenti, oltre al sit-in sul tetto del ministero, la capitale era stata attraversata anche da altre manifestazioni di protesta ed oggi, a seguito dell’immolazione, sembra che nel movimento studentesco e dei disoccupati sia all’ordine del giorno il rilancio della lotta.