di Marco Calamari – Lo è per il cittadino, ma non per le aziende che vivono di dati da mettere a frutto. Che sfoggiano capriole retoriche per persuadere sudditi
Fa piacere che quando persone note come il CEO di Google fanno affermazioni come quella che “l’anonimato è un rischio che non possiamo permetterci”, provochino quanto meno articoli informativi che ne espongono chiaramente le argomentazioni. Grazie a questi, altri articoli possono metterle in discussione e confutarle.
“L’unica maniera per gestire tutto questo – ha chiosato Schmidt – è attraverso la vera trasparenza e una condizione di nessun anonimato online. In un mondo fatto di minacce asincrone, l’assenza di metodologie di identificazione è troppo pericolosa. Abbiamo bisogno di un servizio di verifica delle identità per le persone. E i governi lo richiederanno”. Ora sicuramente nel testo completo le “minacce asincrone” avranno una migliore precisazione, ma qui stanno a svolgere il ruolo di una citazione fuori contesto, inserita solo per aggiungere parole preoccupanti in dichiarazioni a metà strada tra l’interesse politico e la vera e propria psyop.
Certo è che la preoccupazione principale (e legittima) di Mr. Schmidt e di tutta Google è come far soldi con i dati che raccoglie e memorizza. Difendere le libertà civili non è ovviamente centrale per l’azienda; lo è invece fare di tutto per migliorare e difendere la propria immagine aziendale.
Ci sono cose che i governi richiedono da sempre, come l’abolizione della libertà di stampa o più modernamente di Wikileaks, che nessun Cittadino sano di mente dovrebbe nemmeno pensare di prendere in considerazione, men che mai di concedere a qualsivoglia condizione. È perciò utile e doveroso capire cosa dicono persone che la pensano in maniera opposta di chi considera invece l’anonimato una condizione necessaria perché in Rete esistano e sopravvivano libertà di parola e circolazione della conoscenza.
Allora dissezioniamo attentamente l’affermazione di Schmidt: le peggiori menzogne, i peggiori errori contengono sempre una sostanziosa parte di verità.In Rete esistono certo problemi, si compiono reati e circolano criminali proprio come nel mondo materiale. In Rete si può fare del male e ricevere del male, che ha talvolta effetto anche nel mondo materiale. Ma anche nel mondo materiale si può fare e ricevere del male: anzi, senz’altro la maggior parte dei reati avvengono (ancora) nel mondo materiale. Certamente per impedire a qualsiasi costo che in Rete si possano commettere reati, una totale trasparenza ed identificabilità sono condizioni necessarie. Ma perché lo si dovrebbe fare?
Una nozione base di retorica è quella che essere colui che pone la domanda mette in grandissimo vantaggio per prevalere in una discussione. Delimitare in maniera artificiosa il problema ne condiziona la percezione, e se lo si fa apposta e con abilità permette di guidare l’ingenuo a mettere allegramente la testa sotto la mannaia.
Infatti il problema non è quello di impedire che certe cose accadano in Rete, ma quello di impedire (o di non impedire) che certe cosa accadano. Dovunque.
L’equilibrio dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario all’interno di uno stato, e fra stato e cittadino nelle democrazie è il metodo da usare. I diritti fondamentali sanciti dalle carte costituzionali ne sono il metro e la misura. Se l’identificabilità sempre e dovunque dei cittadini al fine di impedire la commissione dei reati fosse una reale necessità, tutti vivremmo da tempo in case con le pareti di vetro ed avremmo la carta di identità stampata in fronte. Questo certamente metterebbe in seria difficoltà i pedoterrosatanisti.
Così non è, e questo certo avvantaggia i pedoterrosatanisti.
C’è da chiedersene allora il perché.
Perché non abbiamo la carta di identità tatuata in fronte? Ma perché la libertà, i diritti individuali sanciti dalle costituzioni cercano un equilibrio tra il il fatto di impastoiare i pedoterrosatanisti e quello di opprimere tutti i cittadini. Non si fa un danno alla totalità dei cittadini per contrastare un danno, anche più grave ma che riguarda pochi e limitati casi. Nel mondo (più o meno) libero, dove non ci sono tirannie, è sempre stato così.
Quindi niente case di vetro, niente carta di identità tatuata in fronte.
E ringraziamo sempre la memoria di quelle persone che hanno lottato e pagato con la vita il fatto che i diritti civili siano scritti sulle costituzioni.
Ma allora come dice Schmidt “abbiamo davvero bisogno di un servizio di verifica delle identità per le persone”?
Certo che ne abbiamo bisogno, dove serve e dove non limita in maniera irragionevole o addirittura barbara i diritti civili. Da tutte le altre parti no. In qualsiasi altro caso privacy ed anonimato devono essere e rimanere diritti.
Ma una parte della frase è assolutamente vera “ne abbiamo bisogno”. Ma chi ne ha bisogno? Ne ha bisogno chi fa della Rete un luogo esclusivamente di profitto e dominio; ne ha un bisogno disperato anche lui per difendere la propria poltrona ed i dividendi che (giustamente per il suo ruolo) deve portare agli azionisti.
“I governi ce lo chiederanno”. Certo, a cominciare dai governi repressivi come quello cinese, per finire con tutte le componenti paternalistiche ed oppressive che esistono in ogni governo, ma che nelle democrazie compiute e vitali sono equilibrate dalle componenti che difendono i dritti dei cittadini.
I governi chiederanno di poter usare la Rete come strumento di tracciamento e identificazione di tutti in ogni momento: ovviamente sarà usata solo “ad esterminio dè bravi” e dei pedoterrosatanisti, utilizzando il potere fornito dalla Rete per tracciare la gente normale nel mondo reale.
Loro ne hanno bisogno. Per noi è una fregatura, ma c’è ancora qualcuno (tantissimi) che si fa convincere.
Perché una cosa è subire una limitazione di libertà decisa per il bene comune quando si “gioca pulito” soppesando vantaggi e svantaggi. Cosa ben diversa è invece fare con secondi fini il giochetto di porre per primi “la domanda” e convincere i fessi, rimbambiti dalla televisione e dalla pubblicità, a rimetterci la libertà, costringendoli a dare la solita risposta obbligata.
Non fatevi fregare da chi usa i pedoterrosatanisti per far soldi e per opprimere.
L’anonimato è un rischio si, ma per il “Potere”.
L’anonimato è un rischio per chi detiene qualsiasi forma di potere.
L’anonimato è invece una risorsa ed una garanzia per il “Cittadino”: solo un suddito può farsi convincere che sia un male o peggio ancora una cosa di nessuna importanza.